Salvataggio di Ottavia Piana: il racconto dei nove soccorritori speleo vicentini
Rimarrà nella memoria di quanti hanno partecipato al salvataggio e nella storia italiana degli interventi più complicati portati a termine dal Soccorso Alpino e Speleologico la missione del Lago d’Iseo, conclusa il recupero di Ottavia Piana dopo 78 ore di operazioni che hanno visto oltre 150 soccorritori alternarsi nel sottosuolo bergamasco ora noto in tutta Italia, l’Abisso Bueno Fonteno. Uomini e donne inclini a non farsi affatto intimorire da cavità complesso con grotte, cunicoli, strettoie e buio pesto, sale allagate, e pronti a partire verso l’area dell’emergenza per mettere a disposizione competenza e coraggio.
Sono giunti da 13 regioni per salvare la speleologa ferita, con più fratture agli arti e al resto del corpo, operata all’ospedale di Bergamo dove è convalescente. Fuori pericolo di vita, a circa un anno da un primo infortunio che l’esploratrice del mondo sotterraneo aveva subito – e superato – nelle stesse grotte. A dare il proprio apporto prezioso anche un manipolo di vicentini tra i “magnifici 159” infilatisi nei meandri dell’Abisso, con tra loro 6 medici esperti di speleologia e 8 infermieri con lo stesso “pallino”.
Tutti coloro che hanno prestato – volontariamente e gratuitamente – il proprio tempo e la propria tenacia contribuendo con lode e merito al salvataggio di Ottavia Piana, dopo gli applausi e i sospiri di sollievo condivisi non intendono cadere nel tranello delle polemiche innescate dai soliti “predatori dei social”. Chiarito che l’infortunata, socia del Club Alpino Italiano, era in regola con le polizze assicurative che chi affronta montagne e grotte con le dovute cautele richieste, non c’è spazio per altre istanze se non raccontare in maniera approfondita l’avventura dei vicentini sul “fronte” Bueno Fonteno. Da aggiungere poi che, sì la passione, ma la comitiva di cui faceva parte la speleologa era impegnata in un lavori di mappatura, non una gita di piacere per capirsi.
Tra i vicentini di rientro dal Lago d’Iseo e dintorni in 6 sono partiti all’indomani dell’allarme lanciato nella tarda serata di sabato, e altri 3 hanno raggiunto poi il campo base allestito nelle vicinanze nelle ore successive. Nove gli operatori in tutto (22 se si contano i veneti), tra cui Michela Zambelli, scledense già ospite a Radio Eco Vicentino giusto un anno fa dopo un’analogo intervento straordinario in Turchia, ma insieme a lei Giovanni Ferrarese (capospedizione e delegato della sezione Cnsas del Veneto, anche lui nostro ospite per parlare del Soccorso Alpino), Alessandro Benazzato, Mattia Merlo (membro delle squadre sanitarie, per parecchie ore al fianco dell’infortunata), Angela Schiavo, Giosuè Scortegagna, Simone Valmorbida, Andrea Zaupa e Cristiano Zoppello, in rigoroso ordine alfabetico a parte la prima citata. Alcuni tra loro conoscevano già la donna salvata ieri notte in virtù della partecipazione alla missione di salvataggio precedente, del 2023.
Ascolta “Il soccorso in grotta, con Michela Zambelli e Giovanni Ferrarese” su Spreaker.
La terza squadra entrata lunedì alle 8.30 è composta da liguri, un veronese, un trentino e dai vicentini, tra loro Michela Zambelli: “Siamo usciti alle 6 di martedì, dopo aver lavorato nella zona in discesa della grotta che si collega al ramo principale. Una serie di pozzi e saltini verticali e tanto trasporto a mano, in tratti in ammollo in acqua. Rivedere Ottavia è stato emozionante, quest’anno abbiamo preso parte assieme a un corso, è un’esploratrice esperta, ha avuto una sfortuna micidiale. Ci siamo guardate e commosse, tra il riso e il pianto, ‘Non ti sembra un déjà vu?’. Le ho risposto: forza che adesso andiamo fuori! Ieri mattina stavo pensando che vorrei tornare al Bueno Fonteno, anche se è distante. Mi piacerebbe ritornarci assieme a lei. Durante il trasporto ci siamo fermati due volte per un’ora e mezza, perché i tratti verticali sono quelli in cui provava più dolore. Poi l’abbiamo affidata ai toscani e ad altri liguri. La volata finale è stata di triestini e veronesi, forti e superveloci, dei portenti: hanno fatto di tutto per farla uscire il prima possibile. Mi è dispiaciuto non essere con lei quando è tornata in superficie”.