Cento anni (e molti di più) ma non sentirli: il 24 Thiene celebra la Nina e guarda all’Unesco

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A livello popolare si usa il termine “canta”, per altri è più corretto dire “canto”: il dibattito prosegue tuttora. Sta di fatto che La Canta (o Il Canto) della Nina rimane la più iconica tradizione natalizia di Thiene. E quella di quest’anno sarà un’edizione speciale: sono passati, infatti, cento anni dalla pubblicazione del testo che viene cantato ancora oggi. Marina Maino, assessora al Turismo del Comune di Thiene, ne ha parlato con Mariagrazia Bonollo e Gianni Manuel ai microfoni de “L’Eco dei Comuni“. Il Comune, inoltre, ha avviato il percorso che chiedere il suo riconoscimento come patrimonio immateriale Unesco.

“Il Canto della Nina – racconta l’assessora – ha origini molto antiche. Le prime forme di tradizione orale risalgono al XIV secolo, quindi al 1300. Ma le prime documentazioni scritte le troviamo nel Settecento. La forma attuale che viene cantata è una rivisitazione fatta molto probabilmente da don Ermanno Gasparella, che era archivista del Duomo. Uomo particolarmente colto, amante della classicità, ha realizzato la trasposizione dalla forma totalmente dialettale a quella più italianizzata”.
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“Quello della Nina – prosegue Maino – è un canto molto semplice. È composto di 33 strofe, che sono quasi tutte in italiano anche se mantengono alcuni versi dialettali. Si tratta del canto di annuncio del Natale. La cantante, la Nina appunto, annuncia la venuta del Natale. Ogni quartiere ha la sua Nina, o anche più di una perché le strofe da cantare sono tante e si danno il cambio. Annunciano il Natale cantando da una posizione elevata, che può essere una scala o un albero. I popolani si raduno intorno alla Nina e in coro le rispondono. È un botta e risposta”.

“La Nina Gigante – spiega l’assessora – è una tradizione che è venuta dopo. I riferimenti settecenteschi ci dicono che in varie zone di Thiene si cantava la Nina. Dato che era un modo per celebrare tutto il periodo dell’Avvento, si partiva addirittura dal 30 novembre. Poi, negli ultimi anni, c’è stata questa riscoperta, la tradizione si era un po’ affievolita. Ma grazie alla Pro Loco, a partire dagli anni Ottanta ha avuto un rilancio e si è creata la tradizione della Nina Gigante. Si svolge in piazza Chilesotti la sera della vigilia di Natale. Le Nine di tutti i quartieri arrivano alle ore 22 e tutte insieme cantano la Nina”.

Ma non è finita qui perché “sempre alla vigilia, alle 16:30 e sempre in piazza Chilesotti, c’è la Nina dei giovani. Vogliamo che la tradizione continui, e quindi c’è il coinvolgimento delle scuole. La stessa canta viene fatta dal coro giovanile di Thiene”. Un patrimonio, quello della Nina, che l’assessore Maino e tutta la giunta comunale sono ben determinati a tutelare: “Non possiamo disperdere quella che è una tradizione unica nel Veneto. Ci sono degli studi che testimoniano l’esistenza di canti del genere per annunciare il Natale, ma di così ricchi e antichi come la Nina di Thiene non ce ne sono”.
A tal proposito, prosegue l’assessore, “abbiamo intrapreso un percorso di studi e contatti per far sì che questa tradizione venga riconosciuta come patrimonio immateriale dell’Unesco. Per ottenere questo risultato serve documentazione, pertanto abbiamo attivato una ricerca di documenti appellandoci ai cittadini. Il punto di raccolta è la biblioteca. Foto, video fatti con il cellulare, santini, racconti, testimonianze, registrazioni di canti di un nonno o di uno zio. Tutto può andare bene”.

“Servono anche – spiega l’assessore Maino – i riferimenti culturali. Quindi i rapporti che abbiamo intessuto con le università, perché dobbiamo dimostrare che ci sia un legame con altri popoli. Vogliamo che venga riconosciuto l’annuncio popolare attraverso la Nina, e quindi stiamo cercando di scoprire legami con altri popoli europei”. “Probabilmente uscirà anche un libro – confida l’assessore -, perché di materiale ce n’è veramente tanto”.

Gabriele Silvestri