“Una casa per tutti”: gli auguri del vescovo dalla canonica diventata spazio di autonomia

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“Viviamo nella parte ricca del mondo ma la casa non è un diritto assicurato a tutti. Ad alcuni viene proprio negata, per altri è difficile ottenerla”: è attorno al tema dell’abitare e del sentirsi accolti che si sviluppa la riflessione che accompagna gli auguri di Natale alla comunità cristiana vicentina del vescovo Giuliano Brugnotto.

Andiamo a Betlemme, la ‘Casa del pane’… della speranza” invita il vescovo berico, ricordando il significato in lingua ebraica del nome della città dove è nato Gesù. E poi ricorda le persone per le quali avere una casa non è scontato, a partire dalle persone con disabilità “che faticano a reperire un alloggio nel quale vivere insieme e ‘imparare’ una vita sociale serena, garantendo loro autonomia di movimento e di conduzione della propria esistenza senza dipendere esclusivamente dai propri genitori”.

Una canonica per il “Dopo di noi”
Per fare gli auguri di Natale ai vicentini, il Vescovo ha scelto la canonica di San Pietro in città, che ha ripreso vita con un progetto del “Dopo di noi”: qui la parrocchia ha messo a disposizione gli spazi, chiusi dal 2019, alla cooperativa sociale Mea: qui vivono ora quattro ragazzi (Tommaso, Nicole, Arianna ed Elia) con disabilità intellettiva, fra i 21 e i 29 anni. Tutti e quattro lavorano nella fattoria sociale “Il PomoDoro” di Bolzano Vicentino. Il progetto è gestito da Mea cooperativa sociale in collaborazione con l’Ulss 8 Berica e la Diocesi.

Ma Brugnotto quando parla di casa, pensa anche ad altre persone fragili e ricorda i migranti, “cui viene spesso negata la possibilità di avere una abitazione in affitto anche quando sono lavoratori regolari”, così come le famiglie costrette a trasferirsi per consentire i lavori dell’Alta Velocità, e “quelli che vorrebbero essere a casa, ma sono costretti a vivere altrove”, come gli anziani in Rsa, i detenuti, i ricoverati in ospedale.

 

A tutti costoro – afferma il vescovo – giunga l’augurio da Betlemme. Il Figlio di Dio nasce ‘fuori casa’ anche per condividere la condizione di tutti coloro che nella vita ‘cercano casa’ e ancora non l’hanno trovata. Dio ha scelto di offrire vicinanza a loro, condividendo con loro i disagi e le fatiche ed essere adorato dai pastori in questa condizione di precarietà”.
A tutti il Vescovo lancia poi un invito: “Mettiamoci in cammino verso Betlemme e ritroveremo la speranza“. “«Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita», ha scritto papa Francesco nell’indire l’Anno giubilare 2025. Il pellegrinaggio rappresenta il senso di tutta l’esistenza” commenta ancora il vescovo di Vicenza. “Offriamo segni di speranza, coltivando e pregando per la pace nelle famiglie e nelle sempre più numerose e sofisticate guerre tra le nazioni. Offriamo segni di speranza credendo nella vita e creando le condizioni per i giovani di desiderare la generazione di nuovi figli e figlie. E ancora, offriamo segni di speranza, diffondendo la cultura di una più equa distribuzione dei beni, compiendo scelte audaci di remissione dei debiti verso i paesi poveri.