Omicidio Kelly Egbon, arrestata nella notte la compagna. “Mi son difesa: voleva colpirmi col coltello”
E’ stata arrestata nella notte, al termine di un lungo interrogatorio nel quale ha confessato di aver ferito mortalmente il suo fidanzato al colmo di una lite notturna il 6 gennaio nell’appartamento in via Cavour a Schio. Queen Enabuele, cittadina nigeriana di 36 anni con residenza a Catania è ora indiziata di omicidio pluriaggravato per la morte di Kelly Egbon, connazionale di 32 anni, morto dissanguato.
La ricostruzione dell’omicidio
E’ la tarda serata del giorno dell’Epifania quando i carabinieri di Schio intervengono in un condominio in piazza Garibaldi, dove i sanitari del Suem 118, già sul posto, segnalano la presenza di una persona ferita mortalmente. Apparentemente, secondo quanto raccontano i testimoni, per una sospetta caduta. A terra, supino, in una pozza di sangue e con una profonda ferita a alla gamba sinistra, c’è, ormai senza vita, Kelly Egbon. Sul posto i militari, oltre ai soccorritori della Croce Rossa e agli operatori del Suem accertano la presenza proprio della fidanzata dell’uomo, Queen Enabuele. I sanitari non hanno dubbi su come sia sopravvenuta la morte: per dissanguamento, vista la ferita da taglio all’arteria femorale nella coscia sinistra.
La prima testimonianza della donna
Alla pattuglia la donna spiega di avere una relazione sentimentale con Egbon. È agitata, ansiosa e has i vestiti, le mani e i piedi sporchi di sangue. Racconta che i due avrebbero bevuto delle birre prese in un esercizio commerciale in piazzetta San Gaetano, dietro il duomo scledense. Poi sono ritornati nell’appartamento e, mentre lei si stava cambiando gli abiti, avrebbe sentito in pesante tonfo alle sue spalle, notando il compagno rivolto in posizione prona sopra un tavolino in vetro completamente frantumato, con il sangue che gli usciva copiosamente dalla gamba sinistra. “Ho cercato di tamponare la ferita”, ha detto concitata ai militari, ai quali ha spiegato di aver poi contattato un conoscente del fidanzato, che ha allertato in modo anonimo il 118.
Gli accertamenti
Le prime verifiche hanno consentito agli investigatori di accertare che al momento dei fatti i due erano da da soli nell’appartamento. Il sopralluogo eseguito dal medico legale intorno alle 5,20 del 7 gennaio ha confermato la presenza sul corpo del 32enne di un’unica ferita, dai margini netti, nella “regione anteriore del terzo distale della coscia sinistra”, riconducendo la morte a uno shock emorragico dell’arteria femorale. La ferita però appariva “con evidenza” riconducibile a una ferita “da punta da taglio”, e non da un vetro. Il medico insomma, fin da subito ha messo gli inquirenti sulla pista della ferita con un coltello o comunque uno strumento simile, “di foggia regolare”, piuttosto che a frammenti o cocci di vetro, come asserito invece dalla donna.
Peraltro, i carabinieri della compagnia di Schio avevano già nell’immediato trovato in un cassetto della cucina una lama separata dal manico e imbrattata di sangue. E le sue dimensioni e la sua forma erano compatibili proprio con la ferita.
L’interrogatorio e la confessione
Ieri pomeriggio, quindi, il magistrato di turno, la pm Camilla Menegoni, ha prima sentito la donna in quanto “persona informata sui fatti”, poi, quando sono emerse chiaramente le incongruità della sua ricostruzione, l’ha interrogata formalmente con l’assistenza di un avvocato difensore: è stato allora che la 36enne ha confessato l’omicidio. Il colpo letale sarebbe stato sferrato al culmine di una lite iniziata a causa dell’ebrezza alcolica del compagno (che aveva precedenti penali per detenzione e spaccio di droga, attualmente era disoccupato ma fino a qualche mese fa aveva lavorato come operaio metalmeccanico in un’azienda della zona). L’uomo l’avrebbe prima aggredita sferrandole degli schiaffi: lei sarebbe riuscita a trattenerlo ma l’uomo avrebbe preso il coltello, tentando di colpirla senza riuscirci, tanto era ubriaco. “Ho cercato di allontanarlo e afferrato il coltello con le mani” ha spiegato la 36enne. E’ iniziata così una colluttazione che si è interrotta solo quando la lama è penetrata in profondità nella coscia di Egbon.
Quando si è resa conto della gravità della ferita – come spiega la ricostruzione della Procura – ha chiamato il conoscente e riposto il coltello con la lama spezzata e senza impugnatura. Sul pavimento sono rimaste impresse le orme insanguinate. Ha quindi atteso l’arrivo dei soccorsi, purtroppo inutili.
Dato che la confessione ha coinciso con i fatti acquisiti nel corso delle indagini (ossia il sopralluogo e l’ispezione del corpo da parte del medico legale, comesì come il rinvenimento del coltello nel cassetto e le tracce di sangue in cucina e, infine, una escoriazione riportata dalla donna nella mano), la donna è stata quindi arrestata con l’accusa di omicidio pluriaggravato e trasferita nella casa circondariale di Montorio a Verona, in attesa dell’udienza di convalida del fermo da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza.