Giorgio Sperotto racconta la sua arte: “Il mio Cristo sul Summano ancora mi emoziona”

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E’ la storia di un maestro di scuola, di quelli che fungevano quasi da secondi padri, quella di Giorgio Sperotto, artista e amante della cultura sin dalla tenera età quando viveva a Piovene Rocchette, a due passi da quello che era il campo di allenamento dell’indimenticato Lanerossi. Sino alla prima scultura in legno, da un tiglio, “La conquista del sorriso”.

“Auguro a tutti l’esperienza di vivere la giovinezza ai piedi delle montagne – racconta lo scultore – tra le rive dell’Astico e il profumo dei boschi”. Un vissuto non senza difficoltà, un incidente stradale che lo ha portato a fare l’insegnante, innovativo anche nell’approccio con gli studenti a cui trasmettere elementi di vita vissuta e una buona dose di estro creativo fra le classiche discipline rigidamente spiegate. Un’esistenza dove però la via di fuga è sempre stata quell’immaginifica pulsione verso l’arte manuale e visiva, capace di estrarre l’opera da un freddo pezzo di metallo. E per i suoi ottant’anni, celebrazione migliore per Sperotto non poteva esserci che regalare a sé e soprattutto agli altri un calendario con tutte le sue principali realizzazioni, ad accompagnare i mesi del 2025: opere che nascono dai materiali più disparati per trasformarsi in monumenti ora collocati nei vari comuni della provincia e non solo, per enti tanto quanto per associazioni.

Rimane però, senza dubbio, il Cristo sul Summano, l’opera che più rappresenta lo scultore ora residente a Marano Vicentino sino a tenerlo sveglio la notte nell’affannosa ricerca di una perfezione stilistica che potesse tramutarsi in qualcosa potente al punto da comunicare oltre le parole. Un colpo di luce, un bagliore del sole a suggerire la sagoma d’acciaio che oltre trent’anni fa avrebbe dovuto riempire quella croce in cemento sopra l’iconica vetta che saluta la pianura vicentina attraendone lo sguardo: “La mano alzata è stata in un’intuizione – confessa Sperotto, che è anche cavaliere – quasi a volersi sradicare da quel simbolo di morte in cerca della vita”. La resurrezione o per tanti, laici compresi, un affettuoso saluto: una mano comunque capace di accogliere chi arriva. O chi, da distante alza lo sguardo, cercando quel punto lassù: dove l’arte di Giorgio Sperotto emoziona e racconta una storia senza fine.

I trent’anni del Cristo sul Summano: ‘Io uno strumento, una mano mi ha guidato’