Dagli Ossari all’Arena di Verona, a 91 anni riproduce i luoghi simbolo: “Solo con materiali riciclati”

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L’intelligenza nella mani. Quasi sorprende che a 91 anni ci possa essere una lucidità tale da riuscire a riprodurre con meticolosa precisione ogni dettaglio, sino alle inferriate delle finestre, dei più famosi monumenti veneti e italiani. Un’abilità per cui Luigi Marzari, classe 1933 residente a Mosson di Cogollo del Cengio, ha affinato soprattutto in età matura.

Una passione, quella di Luigi per i modelli, che è diventata un impegno quasi quotidiano soprattutto dopo che nei primi anni duemila un infortunio lo ha costretto ad abbandonare l’amata corsa. Un runner senza tanti competitori, a dispetto dell’età: “In realtà – racconta entusiasta l’ex operaio Lanerossi – l’ho sempre coltivata, ma quando mi sono dovuto arrendere al male, ho avuto il tempo per dedicarmici a tempo pieno. Un tempo che non basta mai fra scattare le foto del monumento prescelto per carpirne i dettagli, mettere in scala ogni singolo particolare, raccogliere i materiali e, previ ripetuti sopralluoghi in più fasi, riprodurre infine l’edificio: “Ci vogliono mesi di lavoro – argomenta l’arzillo artista – anche perché a parte la colla, credo di poter vantare l’utilizzo di soli materiali riciclati o comunque presenti in natura”.

E così le tegole dei tetti nascono dai cartoni delle pizze, i vetri dai pezzi delle bottiglie rotte, i travi portanti dai legnetti raccolti nel bosco dietro casa: “Per i muretti – spiega indicando una sua creazione – raccolgo delle pietre che poi rompo dimensionandole proporzionatamente in modo da creare il giusto rivestimento, mentre per i colori, penso al giallo della Chiesa di Mosson, ho utilizzato la farina e un mattone sminuzzato”. Oltre 50 le opere che finora hanno visto la luce: dai quattro Ossari simboleggiati anche nello stemma della Provincia di Vicenza- ognuno di essi è costruito con pietre raccolte in prossimità degli stessi – passando per il Cimitero Inglese di Cavalletto – omaggiato anche da rappresentati della Corona – sino all’Arena di Verona e al Duomo di Orvieto, solo per citarne alcuni: “Ho avuto tante soddisfazioni anche per il presepe installato sino a pochi giorni fa nella chiesa del mio paese – confessa emozionato Marzari – dove oltre alla classica natività, ho voluto rappresentare la piazza ai tempi della Serenissima. Dal Palazzo dei Sucoi con le sue pertinenze, sino ai lavatoi e all’antica osteria”.

Scorci di un passato che rivive grazie al talento genuino di Marzari, protagonista di tante mostre, invitato anche in contesti prestigiosi a esibire la sua arte: “Tanti mi elogiano e li ringrazio, ma senza il supporto di mia figlia Monica e di mio genero Sereno, poco avrei fatto. Senza dimenticare naturalmente la mia Teresina, che purtroppo non c’è più, ma che per anni mi ha spronato accompagnandomi nelle mie ripetute visite ai luoghi che avevo scelto per un nuovo modellino, pazientando del disordine che le creavo in casa. La prossima opera? Ci sarà di sicuro, forse un altro presepe, un altro angolo di paese. Chissà. Finché queste mani funzionano, il mio cuore le seguirà volentieri”.