L’inverno “latitante” sul Novegno di cinque mucche ribelli. Stocchiero: “Con loro un legame speciale”
Non è raro che un luogo venga associato ad un determinato personaggio o avvenimento. Il monte Novegno, ad esempio, deve la sua fama alle cruente battaglie che vi si combatterono nella primavera del 1916. Ma è molto probabile che, in futuro, il suo nome verrà collegato anche ad un altro episodio, molto più recente e decisamente curioso.
Protagoniste di questa storia sono cinque mucche, ribellatesi, se così si può dire, al ciclo tradizionale del ritorno invernale in pianura. Una vicenda decisamente fuori dal comune, che Dorino Stocchero, guardia provinciale in pensione, ha raccontato a Radio Eco Vicentino dialogando con Mariagrazia Bonollo e Gianni Manuel.
Le cinque “vacche anarchiche” facevano parte di una mandria composta da una cinquantina di capi, portati da un allevatore presso Malga Campedello. “Quando è stato il momento di ricondurle in pianura – racconta Stocchiero ai microfoni della trasmissione “Parlami di Te” -, non si sono fatte catturare”. A cosa è imputabile questo fatto? “Normalmente – spiega l’ex guardia provinciale – esiste un legame di gruppo. Quelle vacche non appartenevano tutte allo stesso allevatore, pertanto non era una mandria compatta. Avevano formato dei gruppetti che non legavano tra loro. Sono stato interpellato dall’allevatore e da quel momento è partita la mia avventura per riportare a casa le tre mucche e i due tori fuggitivi”.
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Le mucche “latitanti”, nel frattempo, si erano portate da Malga Campedello a Busa Novegno. “In un primo momento – continua l’ex guardiacaccia – hanno cercaro di inseguirle con le moto da trial, per stancarle e poi catturarle. Poi hanno provato a riunirle con i cani da gregge. Tutto inutile: le vacche non ne volevano sapere di essere catturate. Alla fine mi hanno interpellato e il 7 dicembre 2023 è iniziata la mia storia con questi animali, conclusasi il 15 aprile dell’anno dopo con la cattura dell’ultima”.
“In un primo momento ho pensato di catturarle con il narcotico – prosegue Stocchiero, che di recupero di animali è un grande esperto -. Insieme al veterinario, ho provato ad avvicinarle. Queste però si comportavano come i caprioli e i camosci selvatici: quando ci vedevano partivano a razzo e sparivano. Oltretutto avevano un nascondiglio: andavano a rifugiarsi sulla cima alta del Novegno. Quando la zona era tranquilla, e non c’erano escursionisti, venivano fuori per pascolare. Man mano che si andava verso l’inverno però, ovviamente, l’erba a disposizione diminuiva”.
Di conseguenza, racconta Stocchiero, “ho iniziato a lasciare loro del fieno. Da quel momento si è sviluppato un rapporto speciale: andavo su da solo portando il cibo, perchè se ero con altre persone non si facevano vedere. Le chiamavo e loro venivano giù di corsa”. Le mucche, ad ogni modo, dovevano essere riportate a casa: “La prima è stata catturata il 17 dicembre 2023, narcotizzata. In seguito, dopo l’ultima nevicata verificatasi in marzo, avevano cominciato a scendere verso valle, arrivando a San Rocco di Tretto. L’ultima è stata presa il 15 aprile 2024. Tuttavia – confessa -, a causa del rapporto che si era creato, ad un certo punto mi sono detto che non avrei voluto tradirle: non avrei voluto più catturarle. Ma alla fine bisognava per forza riportarle a casa”.
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Un’esperienza che è stata condivisa con i gestori di Malga Davanti: Filippo Broccardo (socio del progetto insieme a Valeria Ricci) racconta come gli animali fossero diventati una presenza fissa, i protagonisti di una vera e propria epopea di audacia, tanto da aver chiesto ai frequentatori di Davanti di dare un nome a ciascuna mucca: Terry, Ursula, Irma, Morgana e Spartaca i nomi scelti.
Il racconto di questa avventura Dorino Stocchiero lo ha ora fatto diventare un libro: “È stata un’esperienza fantastica, che mi porto dentro. Allo stesso tempo volevo trasmettere una maggiore sensibilità nei confronti degli animali. Perché, quando nasce un legame tra uomo e animale, si tratta di un legame speciale, magico. Che dura per sempre”.
Gabriele Silvestri