Roberta Piccolo e l’atelier Dover Street a Thiene: “Il cliente non è una taglia, ma una persona”
È uno studio modellistico innanzitutto: al suo interno vengono progettati, sviluppati e creati modelli per diversi importanti brand. Ma è anche molto di più: è anche un atelier creativo dove vengono realizzati capi su misura per le persone che intendono valorizzare la propria figura e non trovano risposte adeguate alle loro esigenze nelle taglie standard. Può essere descritta così Dover Street, realtà imprenditoriale thienese che opera nel campo della moda e dell’abbigliamento. Roberta Piccolo, titolare dell’attività insieme al marito Claudio De Toni, ne ha parlato con Gianni Manuel ai microfoni della rubrica di Radio Eco Vicentino “StartUp“.
“Il nome l’abbiamo scelto io e Claudio – spiega Roberta -. Dover Street è una via di Londra famosa per la moda e l’abbigliamento. E Londra piace a tutti e due”. Nato undici anni fa, lo studio thienese richiede, confessa la titolare, “tantissime ore di lavoro: entriamo la mattina prima delle otto e non sappiamo a che ora usciamo”. Un’avventura, quella di Dover Street, avviata dal marito: “Inizialmente Claudio mi ha chiesto solo di aiutarlo a scegliere un nome. Ad un certo punto, però, mi ha proposto di lavorare con lui”. Il laboratorio ha sede in via Monsignor Pertile.
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“Mi ha detto – prosegue Roberta – che lui avrebbe fatto il tecnico e io invece la creativa. Perché avrei visto quello che lui non vedeva”. Il team, attualmente, è prevalentemente rosa, e ognuno dei suoi componenti dà il proprio contributo in forza della sua esperienza e professionalità. “Adesso siamo in cinque – aggiunge la titolare -, con noi ci sono Greta, Valentina e Carla“. Obiettivo di questo quintetto è offrire ai clienti un prodotto unico, completamente su misura delle sue esigenze: “Se ci pensiamo, l’abito è un grande modo per comunicare. Quando scegliamo un abito o un accessorio, stiamo parlando di noi. Quindi è molto importante comunicare bene”.
“Abbiamo creato anche una capsule – continua Roberta Piccolo -, dove il cliente può trovare capi pronti. Ha la possibilità provarli e, se li trova comodi e gli piacciono, può acquistarli subito. Ma gli stessi modelli possono essere richiesti in taglie o tessuti diversi”. Ingrediente fondamentale per la buona riuscita del processo di creazione è proprio la continua ricerca di tessuti e materiali: “Per avere un’ottima resa, ci vuole un ottimo tessuto. Lo ricerco in base al capo che devo fare, rivolgendomi alle agenzie di ricerca tessuti. In questo modo ho la possibilità di vederne sempre di nuovi. Per i capi più recenti ho scelto anche tessuti giapponesi, perché il Giappone è un grande produttore di stoffe di alto livello”.
“Io sono una grande osservatrice – confida Roberta -. Da persona molto sensibile quale sono, capto e creo. La sensibilità è molto importante, permette di capire le persone. Soprattutto quando si ha a che fare con il cliente privato, che si mette a nudo. Il nostro non è un loboratorio normale, perché il cliente non si spoglia solo dei vestiti ma anche delle sue insicurezze. Ad esempio, prendere le misure di una persona significa entrare nella sua anima, per noi ogni cliente non è una taglia, ma una persona, anche nelle sue paure e incertezze, che cerchiamo di trasformare in bellezza. In questo caso bisogna essere estremamente delicati”.
Nello studio avviene tutto il processo di creazione del capo: dalla sua ideazione alla realizzazione. Il lavoro del team di Dover Street sta ricevendo un riscontro decisamente positivo: “La risposta delle persone che si sono rivolte a noi è bella. Ci scrivono e mandano anche regali. Ci fanno capire che, se anche abbiamo fatto sacrifici, le abbiamo rese felici quando indossano qualcosa. È un grandissima soddisfazione”.
E che consigli darebbero i professionisti di Dover Street ai giovani che intendono intraprendere una carriera nel mondo della moda e dell’abbigliamento? “Devono saper mettersi in gioco. Partire dalle basi ed essere disposti a fare sacrifici. Non siamo tutti Valentino. Lui stesso, per essere dov’è ora, ha fatto la sua gavetta. Se l’ha fatta lui, devono farla tutti”.
Gabriele Silvestri