“Vi mando una banda di serbi”: l’operaio licenziato dovrà risarcire gli ex titolari

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Il licenziamento proprio non lo avrebbe metabolizzato al punto da spingersi a minacciare gli amministratori della sua ormai ex azienda – la Siderforgerossi di Arsiero – senza troppi convenevoli: “O sganciate 5mila euro o vi faccio menare da una banda di serbi”.

Protagonista della singolare vicenda, Matteo Bertoldi, 49enne residente nella provincia trentina per anni operaio fedele nella nota azienda di forgiati dell’alto vicentino. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti dopo la denuncia presentata dai legali del gruppo industriale acquisito pochi anni fa da un fondo americano, l’operaio avrebbe mal digerito il licenziamento definito col piano esuberi. Di lì, un’escalation delirante, fatta dapprima di email offensive verso una lunga lista di ex colleghi, passando per insulti alle pagine social dell’azienda e sino ad una raccomandata – maldestramente resa anonima – con esplicita richiesta di denaro al board dell’azienda. Richiesta, che in assenza di riscontro positivo, avrebbe comportato la “visita” tutt’altro che amichevole da parte di una banda di serbi.

Una minaccia, diversamente da quanto sostenuto dalla difesa dell’uomo – ritenuta assolutamente concreta: a conclusione dell’iter processuale infatti, dopo che l’operaio era stato condannato a 2 anni e 4 mesi per tentata estorsione, molestie e diffamazione – sentenza contro cui lo stesso era ricorso – la pronuncia definitiva da parte della Cassazione: risarcimento di 2500 euro per ciascuno dei tre amministratori oggetto delle intemperanze. Nella motivazione della Corte Suprema, la conferma che sì, il rischio che potessero essere ingaggiate delle bande di stranieri – peraltro attive anche nel vicentino – non poteva che far pensare ad un gesto ben oltre l’intimidazione: con pregiudizio per l’incolumità delle figure responsabili del colosso della metallurgia veneta.