Illegittime le confische a Zonin e ai manager dela crack BPVi. Riparte il processo in Cassazione

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Per la Corte Costituzionale è “sproporzionato il blocco di 963 milioni” nei confronti di Gianni Zonin e dei manager imputati con lui per il crack della Banca Popolare di Vicenza. Spropozionato e quindi “illegittimo”. Lo ha stabilito la Consulta con sentenza dello scorso 14 gennaio, che è stata depositata ieri, 4 febbraio.
La Corte Costituzionale era chiamata ad esprimersi sulla questione che aveva imposto uno stop al processo, giunto in Cassazione dopo aver passato il primo e il secondo grado di giudizio. Proprio la Procura generale della Corte di Cassazione aveva sollevato il dubbio che la maxi-confisca fissata nella sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Vicenza, fosse illegittima. La Corte d’Appello, l’aveva revocata, giudicandola in contrasto con la propozionalità della pena. La questione era così arrivata ai giudici della Corte Costituzionale: la Procura generale infatti riteneva che sarebbe stato sbagliato non applicare l’articolo 2461 del Codice civile.
La maxi somma era stata stabilita in base al valore dei finanziamenti “baciati” concessi dalla banca ai risparmiatori. Nel dettaglio, la Consulta, come spiega una sua nota, dichiarando parzialmente incostituzionale l’articolo 2461, “ha stabilito che la confisca dei beni usati per commettere il reato è una pena patrimoniale, che deve rispettare il principio di proporzionalità rispetto alle condizioni economiche dell’interessato e alla sua capacità di far fronte al pagamento”.


La reazione dell’avvocato di Zonin

L’avvocato Enrico Ambrosetti, difensore di Gianni Zonin, al Corriere del Veneto ha dichiarato che “la maxi-confisca non dovrà essere ricalcolata: l’intervento della Consulta la abolisce e la questione non rientrerà più nel processo Bpvi. La sentenza traccia una strada nuova per queste sanzioni patrimoniali e chiarisce la ‘manifesta sproporzionalità’ dell’importo che nel caso Bpvi aveva una dimensione clamorosa: chi avrebbe mai potuto pagare quasi un miliardo di euro? Si può confiscare il risultato del profitto non l’importo dei mezzi usati per ottenerlo”.
Ora il processo in Cassazione riprenderà e andrà as conclusione preobabilmente in primavera. Più o meno in contemporanea col processo d’appello all’ex manager Samuele Sorato, che riprenderà il 5 marzo, e con quello, giunto pure in Cassazione, relativo a Veneto Banca.

La reazione dei risparmiatori coinvolti nel crack
“La notizia per noi risparmiatori cambia poco – spiega Luigi Ugone, presidente dell’associazione “Noi che credevamo“, che tutela i risparmiatori coinvolti nel crack della banca vicentina – se non nulla anche perché non erano cifre a noi destinate. La cosa importante è che finalmente il processo riparte, ritorna in Corte di Cassazione e lì noi ci aspettiamo la conferma o meno delle condanne che sono state già comminate in primo e in secondo grado al CdA di Popolare Vicenza e agli imputati. Questo è veramente importante per le oltre 10 mila parti civili che si sono costituite, perché con questo ci aspettiamo di ritrovare quella giustizia quella parte di verità che ormai da anni chiediamo. Questa,
per noi, è la vera notizia”.

Crack BPVi, condanna “scontata” per Zonin, assolto Zigliotto. Revocata la confisca dei beni