CineMachine | A Quiet Place – Un posto tranquillo
REGIA: John Krasinski ● CAST: Emily Blunt, John Krasinski, Millicent Simmonds, Noah Jupe, Cade Woodward, Leon Russom, Doris McCarthy, Evangelina Cavoli, Ezekiel Cavoli, Rhoda Pell ● GENERE: drammatico, fantascienza, horror, thriller ● DURATA: 91 minuti ● DATA DI USCITA: 5 Aprile 2018 (Italia)
A Quiet Place – Un posto tranquillo del 2018 per la regia di John Krasinski
Storia: Nel 2020 la terra è stata invasa e apparentemente decimata da delle creature aliene non vedenti, ma dall’udito finissimo con cui avverto la presenza delle loro prede. Una famiglia composta da due genitori e tre figli è costretta a vivere nel silenzio più totale mentre si nasconde da queste terribili creature e mentre cerca disperatamente di trovare qualcuno che li aiuti.
“Se ti sente, ti caccia”. Queste le parole scritte sulla locandina di A Quiet Place, il primo film di successo del regista John Krasinski che porta sulla scena il dramma di una famiglia imprigionata nel arpocratismo, per usare un neologismo, ovvero dalla divinità egizia Arpocrate, il dio del silenzio che spesso troviamo raffigurato con un dito avvicinato alla bocca proprio per intimare a coloro che lo osservano di non fare rumore.
Il rumore è un serio problema (non solo per i nostri protagonisti, ma anche per il sottoscritto che ogni tanto deve subire il violentissimo rumore di questi odiosi marchingegni a due ruote denominati “scooter” a cui molti giovani, penso sotto un impellente desiderio di dimostrarsi abili meccanici o nel tentativo di coltivare l’ambizione di omologarsi socialmente, modificano l’impianto di scarico facendo sì che nel momento esatto del loro passaggio, nel mio orecchio, venga ad installarsi il rumore di uno sciame di mosconi ubriachi) e per tutto il film sono proprio gli attimi in cui esso scaturisce a creare la paura nello spettatore. L’esatto equilibrio tra lunghi momenti di silenzio e precisi impatti di suono crea la giusta dose di suspence e di jumpscare. Quindi il film non può non godere dell’applauso degli appassionati che da tempo cercavano qualcosa di originale nel panorama orrorifico, anche se ritengo che questo genere di film accantoni gli aspetti più gore della storia per concentrarsi più sui sentimenti e sul dramma di questa piccola famiglia.
Le dinamiche familiari in cui veniamo immersi sono inserite dentro un contesto tanto unico quanto particolare. Ogni momento di affetto o di timore viene condiviso tra i membri di questa famiglia nel silenzio e sembra quasi che tale silenzio non soffochi tali emozioni, ma anzi le amplifichi e le renda più dirompenti. Qui gioca da maestro il grandissimo Steven Spielberg che meglio di qualunque altro ha saputo raccontare il dramma nel contesto familiare e di fatto Krasinski lo ha spesso citato come suo punto di riferimento nella realizzazione di questa pellicola.
Detto questo, il non potersi dire le piccole cose quotidiane non risulta essere un ostacolo ai legami intra-parentali, tranne nei momenti di reale pericolo e questo, ovviamente, gioca a favore della tensione che il regista vuole e deve creare in un film di questo genere. Questi silenzi lasciano molto spazio all’arte visiva e creativa del regista che ha selezionato specificatamente dei brevi dialoghi piazzandoli nei posti e nei tempi giusti. Il silenzio quindi amplifica e rende dirompente questi momenti e rende ancora più profondi i movimenti, i gesti e le espressioni dei nostri protagonisti.
Ciò che il film racconta è la grande difficoltà e il grande coraggio dell’essere genitori, in un mondo che spesso non ci calza come vorremmo. Un mondo difficile da deglutire senza irritarsi un filo la gola. Un mondo ricolmo di pericoli, di incertezze e di incomprensioni non solo esterne, ma soprattutto interne alle nostre famiglie.
Alla fine A Quiet Place parla dell’unione familiare e di quanto importante sia questo legame e di quanto sia altrettanto importante mantenerlo ben saldo. Credo che questo sia il ruolo che ha un genitore, un ruolo non facile e non scontato. Essere disponibile all’ascolto dei propri figli, delle loro problematiche, delle loro insicurezze che spesso sono i genitori stessi a proiettare su di loro, non è facile e cercare di mantenere unita la propria famiglia con tutte le sue dinamiche non è un compito semplice.
Alla fine essere genitori vuol dire essere dei guerrieri pronti ad affrontare dei mostri orribili pur di salvare i propri figli e penso in conclusione che l’essere una famiglia unita voglia dire proprio combattere insieme. Non c’è gesto d’amore più grande di quello che si può dare nella propria famiglia e se si vuole cambiare veramente qualcosa, non si deve far altro che cominciare proprio da qui: dalla famiglia.
In conclusione questo sarà l’ultima recensione prima della pausa estiva. Spero di aver suscitato l’interesse per qualche titolo menzionato e di avervi spinto di più a vivere il cinema come esperienza formativa o di arricchimento che non solo e semplicemente come un banale divertissement serale.
Ci si rivede a settembre con i soliti consigli. Buone vacanze e buon cinema a tutti.