Caos in Libia, a rischio l’accordo sui migranti con l’Italia. Conte e Salvini: “No a interventi militari”. Il ministro dell’Interno attacca la Francia
Mentre le Nazioni Unite chiedono colloqui e l’Unione europea domanda la fine delle ostilità che infuriano da una settimana, continuano gli scontri alla periferia di Tripoli.
Proprio questi scontri mettono a rischio l’accordo stipulato con l’Italia sui migranti. Il conflitto in corso ha fatto saltare i presìdi che consentivano il pattugliamento dei flussi migratori. La messa in discussione dell’intesa con Tripoli, siglata dal governo Gentiloni e confermata dall’esecutivo Conte con l’invio di motovedette destinate alla guardia costiera locale, potrebbe portare a un aumento degli sbarchi nel nostro Paese.
A preoccupare le autorità è anche il fatto che la situazione in Libia possa facilitare la partenza di individui vicini agli ambienti jihadisti: uno scenario preoccupante sul versante della sicurezza proprio mentre è in corso l’avvicendamento dei vertici dell’intelligence nel nostro Paese. Solo nella giornata di ieri sono evasi dalle carceri circa 400 detenuti, molti dei quali considerati terroristi.
In merito alla crisi nel paese nord africano prima Palazzo Chigi interviene con una nota “per smentire categoricamente la preparazione di un intervento da parte di corpi speciali italiani in Libia” ed esprime “preoccupazione e l’invito a cessare immediatamente le ostilità”. Poi il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che parla dopo il Consiglio dei ministri per dire: “Escludo interventi militari che non risolvono nulla. E questo dovrebbero capirlo anche altri”. La situazione in Libia agita la politica italiana. In particolare preoccupa il caos a Tripoli dove, a seguito degli scontri degli ultimi giorni è stato proclamato lo stato d’emergenza e dove, sebbene sia rimasta aperta l’ambasciata italiana, alcuni nostri concittadini sono stati evacuati.
Ma il leader leghista individua anche una precisa responsabilità politica dietro la crisi libica. “Chiedete alla Francia”, dice lasciando Palazzo Chigi, rispondendo ai cronisti che gli chiedono se alla luce della situazione attuale non si sia pentito di aver definito la Libia un porto sicuro. “Sono preoccupato, penso che dietro ci sia qualcuno. Qualcuno – ha aggiunto – che ha fatto una guerra che non si doveva fare, che convoca elezioni senza sentire gli alleati e le fazioni locali, qualcuno che è andato a fare forzature, a esportare la democrazia, cose che non funzionano mai. Spero – ha concluso – che il cessate il fuoco arrivi subito”.
“L’Italia – dice Salvini – deve essere la protagonista della pacificazione in Libia. Le incursioni di altri che hanno altri interessi non devono prevalere sul bene comune che è la pace”.
Un atto d’accusa nei confronti della Francia arriva anche dal presidente della Camera, Roberto Fico, intervenuto alla Festa dell’Unità a Ravenna: “La Francia ci ha lasciato questa situazione dopo essere andata unilateralmente in Libia e oggi siamo sull’orlo di una nuova guerra civile”.
Linea sposata dalla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta: “Certo, è innegabile che oggi il Paese si trova in questa situazione perché qualcuno, nel 2011, antepose i suoi interessi a quelli dei libici e dell’Europa stessa. Ma ora bisogna remare tutti insieme per il bene e la pace del popolo libico”. Pd e Leu, intanto, chiedono che il governo riferisca in Parlamento.