Recoaro, Valdagno e Castelgomberto contrari all’amplimento del Tosano
Il progetto di raddoppio dell’area del Tosano a Cereda rischia di mettere in crisi la viabilità e il commercio della valle: è questa la sintesi delle dieci pagine di osservazioni inviate congiuntamente dai Comuni di Recoaro Terme, Valdagno e Castelgomberto alla Commissione di Valutazione Ambientale Strategica, alla Regione Veneto e alla Provincia di Vicenza.
I sindaci dei tre Comuni sono molto preoccupati, insomma, per la previsione di aumento di superficie del supermercato Tosano a Cereda di Cornedo – che tanto sta facendo discutere – in dettaglio quella che viene chiamata la Variante n.1 al Piano degli Interventi del Comune di Cornedo Vicentino. La posizione dei tre Sindaci era stata espressa in un documento di osservazioni dettagliato e puntuale, che è stato inviato ancora il 3 settembre scorso alla Commissione Regionale per la Vas, la valutazione ambientale strategica, alla Regione Veneto, alla Provincia di Vicenza e per conoscenza allo stesso Comune di Cornedo Vicentino e i suoi contenuti sono stati illustrati anche in un incontro convocato dal Comune di Cornedo.
La variante prevede un ampliamento considerevole del centro commerciale (4.440 metri quadrati), che corrisponde ad un sostanziale raddoppio del supermercato. Una scelta rispetto alla quale i tre Comuni rivendicano il fatto di non essere mai stati interpellati e che – affermano – “ha creato preoccupazioni tra gli amministratori dei comuni confinanti, per le inevitabili e pesanti ripercussioni sulla viabilità, sulla situazione già difficile attraversata dal piccolo commercio e dai centri storici e urbani, sulla gestione del territorio”.
I sindaci evidenziando, in merito, anche la loro amarezza per il fatto che un’operazione così impattante sul territorio “non sia stata in alcun modo discussa con gli altri Comuni, vanificando gli sforzi per una gestione condivisa e comune delle politiche di sviluppo della valle”.
La viabilità è la prima evidente criticità messo in evidenza dai sindaci di Valdagno, Recoaro e Castelgomberto: “il tratto della SP246 che attraversa l’area – sottolineano – è infatti attualmente l’unico asse viario di collegamento nord-sud della valle e, pur con dimensioni non idonee, deve sostenere volumi di traffico già alti, a cui si aggiungono quelli direttamente collegati all’accesso e deflusso dalle grandi aree commerciali presenti. Già oggi la strada che attraversa l’area commerciale rappresenta un vero imbuto: con il raddoppio della superficie del Tosano, l’imbuto rischia di trasformarsi in un vero ‘tappo’ “.
I Comuni e le categorie economiche poi stanno spingendo da tempo per proseguire il progetto della “nuova 246” che dovrebbe bypassare la zona commerciale del Tosano e garantire il collegamento al resto della valle e al futuro casello della Pedemontana. “Purtroppo, però, ad oggi mancano un progetto esecutivo e tempistiche certe che rendono l’opera non realizzabile con tempistiche brevi. Le battaglie comuni sulla viabilità dovrebbero vedere anche l’accordo di tutti a non aggravare in alcun modo la già critica situazione viabilistica” affermano i tre sindaci.
Per questo i primi cittadini di Recoaro Terme, Valdagno e Castelgomberto sostengono che “nessun ulteriore ampliamento rilevante delle superfici commerciali dovrebbe essere autorizzato prima di aver completato in maniera definitiva i progetti storici e condivisi sulla viabilità di valle, creando una direttrice di attraversamento alternativa e capace di garantire finalmente la mobilità ai cittadini e alle imprese della nostra zona”.
Per quanto riguarda le politiche del commercio, i primi cittadini segnalano come “manchi del tutto in questa variante una razionale ed armonica pianificazione che tenga in considerazione l’intero sistema commerciale di valle. Con il raddoppio del Tosano, a cui su aggiungono le numerose e importanti superfici commerciali che in quell’area hanno continuato a nascere, si rischia di allontanare ulteriormente il commercio dai centri urbani, concorrendo alla riduzione di attività del commercio esistente e mettendo i centri storici a rischio di abbandono e degrado. Inoltre, la costruzione di un grande capannone e del relativo parcheggio, in un’area impropriamente definita degradata, ma di fatto agricola, costituisce una nuova cementificazione e impermeabilizzazione del suolo, quando invece la legislazione regionale spinge verso il contenimento dell’uso del terreno libero e il recupero di quanto già costruito”.