Bandiere venete in enti e uffici pubblici: Zaia si ribella al “no” della Corte Costituzionale
“Una vicenda imbarazzante“. Non ci sta Luca Zaia: di fronte al diniego all’esposizione obbligatoria delle bandiere con l’effige del Leone di S. Marco all’esterno dei pubblici uffici statali, sancito dalla Corte Costituzionale, il governatore del Veneto punta i piedi. E annuncia, inoltre, che la legge sarà riproposta e anzi farà parte del “pacchetto” di richieste dell’intesa tra Stato e Regione in seguito al referendum sull’autonomia. “La bandiera simboleggia la Regione e va affiancata a quella dello Stato”. Più che dei rumors ha suscitato in poche ore un vero e proprio terremoto, tra l’ideologico e il politico, la sentenza emanata dall’organo giudiziario che ha sancito in data odierna l’incostituzionalità della legge regionale 28/2017. Il quesito fu posto dal Governo (italiano) precedentemente in carica.
“Dover commentare una vicenda simile è imbarazzante – esordisce il leghista Zaia, presidente della Regione Veneto -. Ripresenteremo senz’altro questa legge e chiederemo che l’obbligo di esporre la bandiera in tutti gli uffici pubblici nazionali sul territorio venga introdotto nell’Intesa con l’attuale Governo sull’Autonomia, perché è un interesse della collettività regionale che la propria bandiera sia affiancata quella dello Stato”.
La legge promulgata lo scorso anno prevedeva – da poche ore va utilizzato un verbo al passato e non più al tempo presente – l’obbligo di esporre la bandiera regionale all’esterno di edifici adibiti a sede di organi e uffici statali e di enti e organismi pubblici nazionali. Ora le disposizioni contenute in alcuni commi sono state dichiarate incostituzionali e, quindi, perdono di validità. Di fatto, la legge regionale verrà disapplicata.
“A impugnare il nostro provvedimento – ricorda sempre Zaia – fu il passato Governo e non
credo che, con quello attuale, si sarebbe arrivati a tanto. Ce la si è presa – aggiunge –
con una bandiera che ha più di 1.100 anni di storia e rappresenta un’intera identità, dicendo, di fatto, che vale meno di altre. Non lo si può accettare”.