La Strada delle 52 Gallerie al chiaro di luna. Racconto di un viaggio al confine col sogno
Quante volte vi siete recati a visitare il Sacro Monte Pasubio, sul quale durante la Prima Guerra Mondiale morirono a decina di migliaia i soldati degli schieramenti italiani e austro-ungarici? Quante volte avete percorso sotto il sole i sentieri scavati nella roccia che portano alla sommità, come la Strada delle 52 Gallerie, gli “Eroi”, la Val Canale o gli Scarubbi?
Siamo sicuri tante volte, soprattutto se appassionati di montagna. Magari di domenica, cercando un po’ di respiro dall’afa della pianura, oppure semplicemente da soli, per isolare la mente dai cattivi pensieri respirando una boccata di aria fresca.
Da quest’estate però esiste una nuova proposta per salire sul Monte Pasubio. Nessun nuovo sentiero beninteso, nessuna mulattiera creata ad hoc per i turisti, niente di invasivo o irrispettoso della amata montagna divisa tra il Veneto e il Trentino. Da poco tempo infatti grazie all’Accompagnatore di Media Montagna Davide Deganello sono state organizzate alcune uscite in notturna sulla Strada delle 52 Gallerie. Partenza nel tardo pomeriggio da Bocchetta Campiglia, passaggio attraverso le celeberrime gallerie, scavate dai soldati del Genio durante il Primo Conflitto Mondiale, e arrivo ai 1923 metri del Rifugio Achille Papa. Solo che la torcia non serve più solamente dentro i cunicoli, ma anche per il sentiero.
Una nuova proposta che oltre al profilo escursionistico regala un’esperienza diversa a chi si cimenta. Un momento al confine tra la realtà del sentiero, della roccia, e il sogno, rappresentato dalla luna e le stelle, assieme al contesto in cui tutto sembra fondersi e sparire. Un buio così pesto che con il suo silenzio immobile mette in diretto contatto con lo spirito di coloro che costruirono la Strada. Quei bravi soldati che in pochi mesi approntarono un capolavoro di ingegno militare senza eguali.
Per dare voce a queste emozioni, a questi brividi che solo il cuore può raccontare, abbiamo chiesto ad alcuni che hanno vissuto in prima persona questa esperienza di raccontarla, sperando di fare cosa gradita.
L’occasione di partecipare ci ha subito interessato, data la guida esperta e la compagnia di altri che dalla montagna vogliono continue emozioni positive. Ci siamo iscritti all’escursione in notturna attraverso le 52 Gallerie del Monte Pasubio incuriositi sia dall’evento in se’, sia per il carattere storico del percorso suggerito, dato il tragitto che si sviluppa su un’opera di straordinaria ingegneria militare.
Ci siamo riuniti al gruppo dei partecipanti a Schio e in auto abbiamo poi raggiunto nel tardo pomeriggio l’ingresso del percorso situato a Bocchetta Campiglia, altitudine di circa 1.200 metri. Dopo la foto di gruppo in partenza e una breve spiegazione da parte della nostra esperta guida siamo partiti.
Ogni galleria che attraversavamo era diversa sia per lunghezza sia per altezza e spesso si doveva stare attenti alle sporgenze di roccia. A mano a mano che si procedeva nella salita, alla luce delle torce, la suggestione del luogo aumentava. Impossibile sin dalle prime gallerie non far correre il pensiero a chi le ha realizzate e percorse in situazioni pericolose e stagioni poco favorevoli. A chi ha sacrificato la vita per esse e per la Patria. Il silenzio immobile permetteva di ascoltare il proprio respiro affannoso, e sembrava di risentire i passi dei militari italiani che con i loro muli risalivano lenti il sentiero. Si poteva quasi percepire, attraverso la fatica che stavamo facendo, il dolore e la sofferenza di quelle esistenze precarie vissute fra quei monti freddi e spaventosi. Ben presto abbiamo concluso che sono stati veramente grandi uomini coloro che non solo hanno costruito questa strada fra le nuvole, ma che hanno sacrificato la loro vita per il nostro Paese.
Da subito abbiamo acceso le torce elettriche mettendoci in fila indiana, quasi come in una processione commemorativa. Del resto, la Strada delle Gallerie potrebbe benissimo essere pensata come un tempio a cielo aperto.
Poi ad un tratto, dopo aver superato con difficoltà i cunicoli viscidi con le loro rocce sporgenti, il cielo si è squarciato improvvisamente. Si è aperto ai nostri occhi un cielo trapuntato di stelle e dalla luna. Il Rifugio Papa è comparso ai nostri occhi come una visione al termine della lunga marcia. Raggiunta la meta, la compagnia era in uno stato euforico, dovuto anche alla cena che ci aspettava. L’allegria ha invaso il gruppo che sembrava non essere troppo affaticato dalla salita e che alla fine si è rivelato compatto, complice l’esperienza condivisa.
Al rientro portiamo con noi il ricordo di questa magica notte che non scorderemo facilmente. Così come non dimenticheremo facilmente l’eredità che quei giovani soldati ci hanno lasciato.
I coniugi Lauro Carli e Paola Zini