Fatture… affatturate. Nei guai un’azienda orafa bassanese. Sequestrati 650 mila euro
Sequestro preventivo da 650 mila euro nei confronti di una ditta orafa di Bassano del Grappa. Secondo i finanzieri del comando provinciale, infatti, avrebbe emesso fatture fasulle per importo di circa 3 milioni di euro. Indagato il legale rappresentate dell’azienda, che commercia gioielli in oro, un 50enne bassanese (I.G. le sue iniziali). L’accusa da parte delle Fiamme Gialle consiste nell’evasione dell’Iva di legge attraverso un sistema elaborato finalizzato a “risparmiare” sul pagamento di imposte e tributi dovuti allo Stato.
La somma congelata dalla Guardia di Finanza, pari al controvalore dell’Iva evasa allo stato attuale delle ipotesi di reato, in caso di condanna del rappresentante dell’azienda – una s.a.s – sotto esame sarà confiscata e versata nelle casse erariali. A coordinare le indagini la Procura della Repubblica di Vicenza, dopo la segnalazione dei finanzieri dopo un controllo telematico sulle dichiarazioni del triennio 2013-2015.
In seguito al quale sarebbero emersi “gravi indizi di violazione alle norme tributarie
emersi mediante l’analisi degli alert di rischio derivanti dalle interrogazioni alle banche dati che evidenziavano forti anomalie sui costi sostenuti dall’impresa”. Una serie di rapporti commerciali inesistenti, in altre parole, che andavano a ingigantire la voce dei costi nella contabilità della società, generando un potenziale quanto illecito risparmio sull’imposta da versare al fisco italiano. Sarebbe stato utilizzato il cosiddetto sistema del reverse charge, vale a dire inversione contabile, con assolvimento degli obblighi dell’Iva a carico del cliente destinatario in luogo del fornitore, applicabile in determinate transazioni con ditte estere.