Renzi show a Vicenza: “Non è giusto che Bpvi, un gioiellino, finisca distrutta” (video)
Ha parlato di fiducia, di riforme, di cambiamento. Quasi un’ora di comizio, avanti e indietro dal palco, per promuovere il «sì» al referendum costituzionale del 4 dicembre. Di passaggio tra Verona e Mestre, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ieri sera si è fermato un’ora e mezza a Vicenza. E al Teatro Comunale, davanti ad una platea di politici (in prima fila i sindaci, capitanati da Achille Variati, e i politici locali del Partito Democratico) e di cittadini, con le oltre novecento poltroncine tutte occupate, il premier non si è risparmiato.
Tra battute e applausi ha spiegato cosa secondo il governo non va del sistema attuale, che prevede il bicameralismo paritario. Ma, aldilà della riforma costituzionale, a Vicenza Renzi ha ricavato venti minuti per parlare con alcuni rappresentanti delle categorie economiche (il presidente di Confartigianato Agostino Bonomo e il collega di Apindustria Flavio Lorenzin) e dei sindacati (il segretario della Cisl Raffaele Consiglio e la collega della Uil Grazia Chisin) dei problemi locali.
Uno su tutti: la Banca Popolare di Vicenza, dai timori degli imprenditori che hanno visto azzerarsi il valore delle azioni, alle famiglie che hanno perso i loro risparmi, fino ai lavoratori che ora rischiano il posto. Renzi sul punto è stato chiaro: “La vicenda delle banche è impressionante, per decenni per colpa della politica nazionale e in alcuni casi di quella territoriale si è accettato che il sistema delle Popolari fosse fuori controllo. Una delle prima cose che noi abbiamo fatto è stato modificare la regola, per evitare che qualcuno potesse diventare padre-padrone della Popolare. Bisogna fare pulizia del passato, fare le azioni risarcitorie e di responsabilità e dare futuro a queste banche facendoci sentire in Europa. Chi ha sbagliato deve pagare, non è giusto che una banca come quella di Vicenza, che era un gioiellino, venga distrutta”.
Non è mancato un accenno alla Superstrada Pedemontana Veneta, l’infrastruttura ora ferma (con molti cantieri iniziati) per un’impasse nei finanziamenti. “C’è bisogno di farla ripartire – ha detto ai microfoni – l’impegno mio e del ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio è di fare tutto ciò che serve per rimuovere ostacoli e dare futuro a questa opera strategica”.
Fuori dal teatro un gruppo di una trentina di persone (del sindacato Cub e dei No Dal Molin) ha manifestato contro la presenza del premier in città con uno striscione che recitava: “Cacciamo il governo delle grandi opere”, sotto il controllo di una folta schiera di carabinieri e agenti della polizia.