Giallo Barretta: Lavarra avrebbe ucciso e poi simulato il suicidio. Dubbio premeditazione
Emergono i particolari sulla terribile vicenda di Marano Vicentino che, secondo i carabinieri, assume sempre più i contorni di un femminicidio. Fondamentali gli approfondimenti del nucleo investigativo di Vicenza, guidato dal maggiore Giuseppe Bertoli, e i rilievi scientifici dei Ris che avrebbero rilevato elementi inconfutabili ad aggravare la posizione di Angelo Lavarra, accusato ora di omicidio. L’uomo – 42 anni, guardia giurata – è marito di Anna Filomena Barretta, la vittima 42enne, cassiera in un ipermercato e mamma di due figlie. Un dettaglio decisivo ha portato all’arresto dell’uomo, insieme ad altri aspetti che non avevano convinto gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Luigi Salvadori, sull’ipotesi di suicidio della prima ora: il corpo della sfortunata donna è stato trascinato nella camera da letto. L’unica “falla” nella versione della guardia giurata più volte proposta di fronte all’incalzare di investigatori e pm.
L’uomo, che aveva fatto il turno di notte, era rientranto due ore prima, verso le cinque, dal lavoro, dicendo ai colleghi di avere mal di testa. Il primo esame del medico legale sul cadavere, rinvenuto nella camera da letto dei coniugi – la cui fase di separazione stava vivendo forse un apparente riavvicinamento – aveva indicato che l’eventualità di un gesto estremo era compatibile con le condizioni del corpo esanime. A uccidere la 42enne originaria della Puglia era stato un colpo partito dalla pistola del marito, una Beretta calibro 9×21, mentre questi riposava in salotto, secondo la sua versione.
Dagli accertamenti successivi, però, sono emersi particolari tecnici importanti: il foro di entrata de proiettile sulla parte sinistra della nuca, la conferma del fatto che a premere il grilletto fosse stata una mano mancina (ma la donna era destrimane) e le successive risultanze dell’autopsia – colpo sparato da circa 30 centimetri – che hanno fatto vacillare la testimonianza di Lavarra, messo alle strette nell’interrogatorio avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì. In cui, dimostrando freddezza e ribadendo la sua versione dei fatti, non ha mai ammesso di aver compiuto di sua mano il delitto. la guardia giurata (lavora alla Civis) nel corso di quella terribile mattinata, aveva chiamato due volte il 118 e infine i carabinieri al 112. Almeno un’ora dopo, si ipotizza, rispetto al colpo mortale esploso dalla sua pistola.
Lo spostamento del corpo, confessato dal marito nel corso del lungo interrogatorio, sarebbe stato giustificato dal presunto killer come reazione d’istinto, frutto del panico, compiuta trascinando la donna dalla cucina alla stanza da letto. Le macchie di sangue sono state da lui ripulite con un secchio d’acqua e degli stracci, così come da ammissione di Lavarra, secondo quanto riferiscono i vertici dell’Arma del comando provinciale.
Tutta da valutare l’ipotesi della premeditazione. L’uomo si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere, in queste ore, durante l’interrogatorio di garanzia avvenuto in carcere. L’arresto è in fase di convalida in queste ore davanti al gip del Tribunale di Vicenza. Convalida dell’arresto, che appare scontata alla luce dei gravi indizi di colpevolezza emersi.
Riguardo al passato della coppia, sposata da circa vent’anni e con due figlie minorenni, nel corso delle indagini sono emersi due episodi nei quali la donna sarebbe ricorsa ai sanitari perché il marito le aveva messo le mani addosso. Il primo nel 2009, un secondo circa tre anni fa, quando Anna Filomena Barretta si era rivolta al pronto soccorso con sangue dal naso. In quell’occasione non aveva presentato alcuna denuncia, pur riferendo ai sanitari – sempre secondo il racconto i militari – del diverbio con il marito e di un colpo ricevuto al viso. Il quadro investigativo appare complicato dai difficile rapporto della donna con la famiglia d’origine e da un contesto culturale e familiare da cui, per i carabinieri, non si può prescindere. Poche insomma le persone con cui la donna si era confidata sulle difficoltà e della sua solitudine all’interno della famiglia: ne aveva accennato solo ad alcune amiche strette e alla sorella.
Esclusa categoricamente, nel corso della conferenza stampa, la presenza di relazioni extraconiugali, ipotizzate su parte della stampa locale. Nessun movente passionale quindi all’origine: il fulcro che avrebbe spinto l’uomo a commette l’uxoricidio sembrerebbe legato ad una morbosa possessività del marito, degenerata in reato con la separazione.
Aggiornamento ore 17.40. Il giudice per le indagini preliminari Massimo Gerace, alla presenza dell’avvocato Lucio Zarantonello, ha convalidato il fermo per omicidio di Angelo Lavarra, disponendo che l’uomo rimanga in carcere.