Dl sicurezza: Leoluca Orlando alla guida dei sindaci disobbedienti
I sindaci palermitano del Pd sulle barricate contro il decreto sicurezza in materia di immigrazione. L’articolo 13 delle legge 132 stabilisce infatti che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e, quindi, ottenere la residenza. In sostanza i Comuni non potranno più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d’identità e i servizi, come l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l’Asl) o ai centri per l’impiego, che verranno assicurati solo nel luogo di domicilio, visto che non c’è più la residenza, come un Centro di accoglienza straordinaria o un Centro permanente per il rimpatrio. La norma colpisce anche i minori non accompagnati, i quali hanno tutti il permesso di soggiorno per motivi umanitari, e gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno per motivi di lavoro.Il sindaco di Palermo ha diramato agli uffici del capoluogo siciliano direttive per non applicare le disposizioni sui migranti del decreto sicurezza, messo a punto da Matteo Salvini. Al fianco di Orlando e della sua “disobbedienza” si sono schierati anche i sindaci di Parma, Firenze e Napoli. Non si è fatta attendere la replica del vicepremier: “La legge è stata approvata dal Parlamento e firmata da Mattarella, ne risponderanno legalmente”.
A stretto giro è arrivata la replica del vicepremier Salvini: “Sarò presto a Palermo per consegnare ai cittadini una villa vista mare confiscata a un mafioso. Spero che nel frattempo il sindaco trovi il tempo di occuparsi dei tanti problemi della sua città, invece di disobbedire alle leggi approvate dal Parlamento”, ha affermato polemicamente il ministro dell’Interno. E su Facebook ha criticato “alcuni sindaci del Pd” per la loro avversione al decreto, “alla faccia dei mille problemi che hanno i loro concittadini”.
Poi il leader leghista rincara la dose: “Orlando, vuoi disobbedire? Disobbedisci, non vi mando l’esercito. Non farò mai azioni di forza, saranno gli elettori a giudicare l’operato dei sindaci”, ha evidenziato Salvini. Ma questi ultimi “ne risponderanno personalmente, legalmente, civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole. Sono curioso di capire se rinunceranno anche ai poteri straordinari previsti dal decreto che tanti sindaci hanno apprezzato. Immagino che rinunciate anche a tutti i soldi che il decreto aggiunge per le vostre città”.
Ma le disposizioni del vicepremier in tema di immigrazione preoccupano anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti: “Dal punto di vista politico sono assolutamente d’accordo che si debba affrontare il problema, visto che il decreto sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari. Dal punto di vista amministrativo non è chiaro come faccia Orlando a chiedere agli uffici di non applicare una legge. Detto questo, quello che pone Orlando è sicuramente un tema che va affrontato, anche come Anci, perché il problema determinato dal decreto sicurezza ricade su tutti”.
Anche il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella, non ci sta: “Firenze non si piegherà al ricatto contenuto” nel decreto sicurezza “che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata”. “Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo Paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto”, ha aggiunto Nardella.
Con Leoluca Orlando si schiera anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris: “Ho schierato la mia città dalla parte dei diritti. Noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione. E’ obbedienza alla Carta e non disobbedienza civile. L’iscrizione all’anagrafe è fondamentale, consente alle persone di avere diritti. Sono in ballo interessi primari della persona: l’assistenza, l’asilo. Ci muoviamo in questa direzione anche per il sistema Sprar, che è un’esperienza da tutelare mentre questo governo punta a riaprire centri affollati, depositi di persone che rischiano di trasformarsi in vere e proprie bombe umane”.