Conte in Ciad chiede di aumentare il Trust Fund e di rafforzare la cooperazione con l’Africa
Missione in Africa per il premier italiano Giuseppe Conte che oggi è in Ciad dopo essere stato ieri in Niger, dove ha avuto un confronto con il Presidente della Repubblica Issoufou Mahamadou, per poi incontrare il Contingente italiano e visitare il Centro di Transito dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni e il Centro dell’Unhcr.
Si tratta di strutture che si occupano rispettivamente di gestione delle dinamiche migratorie, in particolare per quanto riguarda il transito dei migranti e l’accoglienza temporanea dei rifugiati. Il Niger, in questo senso, è un partner imprescindibile dell’Unione europea nella gestione dei flussi migratori e un attore chiave per la lotta contro il terrorismo e i trafficanti.
“Per contrastare efficacemente il traffico illecito di esseri umani – ha detto Conte – è di fondamentale importanza intervenire su più fronti, e in particolar modo laddove il problema ha origine. Già nel 2018 in Italia gli sbarchi sono diminuiti di oltre l’80 per cento rispetto all’anno precedente. Una delle strade da seguire è dunque questa: evitare che abbiano inizio i viaggi della speranza di migliaia di persone in cerca di una vita migliore, che finiscono facile preda di gruppi criminali.
È un obiettivo che dobbiamo perseguire attraverso una strategia articolata. L’Unione europea deve fare di più per l’Africa, investire, aumentare il Trust Fund e rafforzare i processi di cooperazione. Ci batteremo per questo. Ne va della stessa stabilità e sicurezza dell’Europa.
Concetti che Conte ha ribadito anche oggi in Ciad: “Sarò ambasciatore anche del Sahèl perché ricevano maggiore attenzione dall’Ue. Dobbiamo rendere molto più consistente il Trust Fund per l’Africa, che ha risorse assolutamente inadeguate: se l’Europa continuerà con questa miopia, continuerà a farsi del male”.
A giudizio di Conte “bisogna capire l’origine di questi fenomeni e andare laddove hanno origine. E’ la ragione per cui sono oggi nel Sahel, nel Ciad a dialogare con il presidente Deby, a raccogliere elementi di conoscenza di prima mano e condividere obiettivi. Non ci si può illudere di salvare le vite umane intercettando una rotta combattendo un gruppo di criminali Se oggi abbiamo tranquillità sul Mediterraneo centrale è apparente. Ci sono altre rotte che si stano sviluppando, il fenomeno va combattuto sul piano globale”.
Infine un focus sui cambiamenti climatici che rischiano di aggravare la situazione ambientale in Africa: “Non possiamo noi europei rimanere insensibili rispetto al prosciugamento del lago Ciad, se continuerà significherà maggiore miseria, più emigrazione e minaccia terroristica che sorge dai territori. Se non si ha una visione su questi temi ci si ritrova sopraffatti. Ho ricordato al presidente Déby che forse il più antico progetto per contrastare il prosciugamento del lago Ciad è di esperti italiani, e c’è un progetto per l’irrigazione. Questo significa creare le premesse per lo sviluppo di questi territori, quindi contrastare efficacemente i flussi migratori”.