Nuova batosta per l’economia italiana, anche l’Fmi taglia le stime di crescita
Nuova batosta per l’economia italiana, dopo la Banca d’Italia anche il Fondo monetario internazionale taglia le stime di crescita dell’Italia allo 0,6% per l’anno in corso. una stima che, potrebbe anche peggiorare, se lo spread dovesse rimanere alto.
E’ quanto emerge dal Forum economico mondiale di Davos, dove gli esperti hanno inserito la situazione finanziaria del nostro Paese, insieme alla Brexit e alla Germania, tra i principali fattori di rischio globali.
“Il costoso intreccio tra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia”, ha dichiarato la nuova capoeconomista del Fondo, Gita Gopinath, nella conferenza stampa di presentazione dell’aggiornamento delle stime sull’economia globale.
Parole che scatenano la risposta immediata del vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, che rispedisce al mittente: “Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”.
“In Europa continua la suspence su Brexit, e il costoso intreccio fra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia”, si legge tuttavia nella versione aggiornata del World Economic Outlook.
Nell’aggiornamento presentato al Forum economico mondiale di Davos del tradizionale ‘outlook’ autunnale, il Fmi rileva inoltre che lo spread italiano è sì, sceso rispetto al periodo più nero dello scontro sulla manovra, ma “resta alto”. E aggiunge che “un prolungato periodo di differenziale alto potrebbe mettere sotto pressione le banche italiane, pesare sull’economia e peggiorare la dinamica del debito”.
Stando alle previsioni del Fondo, il Pil globale rallenta quest’anno di due decimali al 3,5 per cento, l’area euro dello 0,3 per cento a quota 1,6. La recessione, ha sottolineato il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, “non è ancora dietro l’angolo”, ma i rischi di “un calo repentino” della crescita globale sono aumentati.
Pesante anche la revisione per la Germania, che secondo gli economisti di Washington crescerà solo dell’1,3% ne 2019. Dunque insieme all’Italia, la Germania segna il rallentamento più brusco tra i principali Paesi europe. Il tutto, ammette il Fmi, in uno scenario offuscato da una Brexit disordinata (che potrebbe far crollare il Pil nel lungo termine di 5-8 punti percentuali), da un calo peggiore del previsto del Pil cinese ma anche dal ritorno di tensioni sul commercio internazionale, che resta ipotecato dal neo protezionismo trumpiano.
L’Italia in particolare, sempre secondo l’Fmi, è afflitta “dalla debolezza della domanda interna, dagli oneri più alti sul credito dovuti alle pressione ancora alte sui rendimenti dei titoli governativi”, mentre la Germania ha sofferto sia per i consumi e gli investimenti al palo sia per la nota revisione di alcune norme per le emissioni delle auto che hanno messo il freno all’industria trainante.