Siria: padre Paolo Dall’Oglio sarebbe vivo in mano all’Isis
Paolo Dall’Oglio, il sacerdote gesuita rapito in Siria nel 2013, sarebbe ancora vivo e oggetto di una trattativa dello Stato islamico per sfuggire all’annientamento in una delle ultime sacche di territorio sotto il suo controllo. E’ quanto riferito al Times da fonti curde. Gli oggetti del negoziato sarebbero tre: il sacerdote italiano, il giornalista britannico John Cantlie e un’infermiera della Croce Rossa dalla Nuova Zelanda. Gli jhadisti vorrebbero assicurarsi una via di fuga sicura in cambio della liberazione di alcuni ostaggi che sostengono di avere nelle loro mani.
I tre ostaggi, tra i quali padre Paolo Dall’Oglio, furono sequestrati separatamente nei giorni dell’ascesa in Siria del gruppo terrorista. Soltanto due giorni fa il sottosegretario britannico all’Interno, Ben Wallace, in un briefing alla stampa, aveva dichiarato che John Cantlie, catturato dallo Stato Islamico oltre sei anni fa, sarebbe “ancora vivo”. Del giornalista, noto per essere comparso in una serie di video propagandistici dell’Isis, non si avevano più notizie dalla sua ultima apparizione nel 2016. Nell’ultimo video veniva mostrato a Mosul, nel nord dell’Iraq.
Si riaccendono ora le speranze, per lui e per il sacerdote italiano. Il 29 gennaio scorso ricorrevano cinque anni e mezzo dalla scomparsa di padre Paolo Dall’Oglio. Le sue tracce si persero il 29 luglio 2013, giorno in cui incontrò miliziani islamisti per negoziare il rilascio di alcuni manifestanti. Quel gruppo di miliziani di lì a pochi mesi avrebbe fondato il cosiddetto Stato islamico.