Pfas, nato il tavolo tecnico per coordinare gli interventi. Accordo da 180 milioni
Prevenzione e abbattimento degli inquinanti, monitoraggio e prevenzione della diffusione nell’ambiente di pfas, interventi per l’abbattimento delle sostanze perfluoro alchiliche, sostituzione della fonte di approvvigionamento di Almisano al fine di garantire l’utilizzo potabile dell’acqua in falda connettendo tutte le reti acquedotto, ad oggi separate l’una dall’altra. Sono queste le linee guida stilate nell’accordo sottoscritto tra i tre Consigli di Bacino – Bacchiglione, Valle del Chiampo e Bacino Veronese – che regolano il servizio idrico integrato nelle aree interessate da inquinamento di pfas, per trovare una soluzione definitiva al problema emerso nel 2013, e fin da allora contenuto.
Da oggi quindi i tre consigli di bacino lavorano in squadra: nasce infatti il tavolo tecnico per la condivisione della
pianificazione delle attività di sostituzione delle fonti di acqua potabile inquinate dai Pfas, sostanze perfluoro alchiliche. Un protocollo di intesa, un “accordo di programma Pfas” per la pianificazione congiunta delle opere di adeguamento delle reti e degli impianti di acquedotto, al fine di porre in essere tutte le misure necessarie a tutela della qualità della risorsa idrica distribuita.
Oggi è stato annunciato un primo elenco condiviso di interventi sugli acquedotti da inserire nell’accordo integrativo sui Pfas, che entro la fine dell’anno diventerà definitivo. Prossima data sul calendario è a marzo 2017, quando si entrerà nella fase di progettazione degli interventi prioritari.
Obiettivi del tavolo tecnico sono inoltre la promozione delle attività di integrazione delle singole pianificazioni territoriali, sia quadriennali che di lungo termine, condividendo tutte le necessarie informazioni tecniche, economiche e amministrative; l’integrazione delle attività di progetto, garantendo un unico programma operativo per realizzare le opere necessarie; la coordinazione tutte le attività di monitoraggio della fase di progettazione e realizzazione delle opere e la corretta circolazione di informazioni. Le complesse attività tecniche di pianificazione sono necessarie per individuare le soluzioni ottimali: sia per la sostituzione delle fonti inquinate, che per l’eventuale interconnessione delle reti esistenti e di nuova realizzazione.
Per risolvere la crisi innescata dall’inquinamento delle falde nella zona tra Vicenza, Padova e Verona, la soluzione a lungo termine e definitiva è l’interconnessione delle reti di acquedotto, che consentirà l’integrale sostituzione delle fonti di approvvigionamento a rischio e la tutela degli abitanti dei 29 comuni interessati.
In totale le opere fino ad oggi individuate richiedono 179,19 milioni di euro, espandibili a 239 milioni. Una prima fonte di finanziamento è il governo, che ha già stanziato, con il via libera del Cipe, 80 milioni.
Sono 13 i comuni nell’Ato Bacchiglione interessati dall’inquinamento da pfas. Gli interventi già attivati hanno un costo totale di 1,99 milioni di euro, mentre in futuro, sempre per quanto riguarda le opere previste in accordo di programma integrativo pfas, gli interventi avranno un costo di 59,15 milioni. Anche nell’Ato Bacchiglione si lavorerà per interconnettere gli acquedotti (in particolare attraverso il potenziamento della condotta consortile e dei rilanci e serbatoi in Riviera Berica, l’interconnessione dei sistemi di acquedotto e potenziamento Bertesina Moracchino sempre per la Riviera Berica, il potenziamento della rete di adduzione e interconnessione con il sistema di acquedotti di Acque Vicentine, l’estensione e il potenziamento delle reti dell’area di Montagnana e del Basso Vicentino, il collegamento idropotabile della centrale di produzione di Piacenza d’Adige al Montegnanese, il potenziamento del sistema di adduzione di Vicenza Ovest e della Zona Industriale e interventi sulla condotta Valle dell’Agno. “Anche nell’ultima assemblea dei sindaci a novembre – spiega Francesco Corvetti, direttore del Consiglio di Bacino Bacchiglione – abbiamo affrontato la questione. Il presidente Antonio Dalle Rive ha comunicato ai sindaci le attività che stiamo svolgendo nell’ambito del tavolo tecnico. Non sarà facile, ci vorranno anni, ma siamo determinati a risolvere il problema alla radice”. I comuni vicentini interessati sono Alonte, Asigliano Veneto, Pojana Maggiore, Orgiano, Agugliano, Campiglia dei Berici, Noventa Vicentina, Sossano, Sarego, Grancona, San Germano dei Berici, Vicenza (zona industriale).
Per quel che riguarda il Bacino Valle del Chiampo, invece, gli interventi avranno un costo complessivo di 29 milioni di euro. Qui sono due comuni interessati: Lonigo e Brendola. Ad oggi gli interventi attivati hanno un costo totale di 2,625 milioni di euro. Quelli proposti riguardano il prolungamento della condotta Valle dell’Agno Montecchio Maggiore Centrale Madonna di Lonigo, il prolungamento della dorsale dell’acquedotto verso la centrale Madonna dei Prati a Brendola, la dismissione dei pozzi esistenti e il collegamento delle reti con il nuovo sistema acquedottistico del Veneto Occidentale. Per Alessandra Maule, direttrice del Consiglio di Bacino Valle del Chiampo “oltre alla collaborazione dei consigli di bacino, questo tavolo vede il coinvolgimento dei gestori. Una sinergia che entrerà nell’accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del bacino del Fratta-Gorzone che dovrebbe essere approvato e inserito come allegato verso gennaio, se vengono raggiunte tutte le condizioni previste per i vari firmatari”. Per Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano e presidente di questo consiglio di bacino, “indipendentemente dalle appartenenze politiche si sta affrontando la questione per intraprendere la strada giusta. Abbiamo investito e reinvestito molte risorse. E si continuerà a investire”.