Tav, fumata nera nel vertice notturno a Palazzo Chigi. Ok a un bilaterale con la Francia
Fumata nera sui bandi per la Tav, nel vertice di questa notte a Palazzo Chigi. E’ quanto si apprende da fonti leghiste al termine dell’incontro durato oltre cinque ore e a cui hanno preso parte il premier Giuseppe Conte, i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Alla riunione erano presenti anche i tecnici che seguono il dossier Tav e che hanno curato l’analisi costi-benefici. A Palazzo Chigi sono intervenuti anche il capogruppo M5s al Senato, Stefano Patuanelli, e il presidente della commissione Lavori Pubblici del Senato, Mauro Coltorti (M5s). Sarebbero ancora in corso, spiegano le stesse fonti, valutazioni giuridiche.
Si sarebbe invece deciso di chiedere un bilaterale con la Francia per verificare i criteri di finanziamento della Tav. Le risposte definitive sulla grande opera, dunque, sono ancora rinviate.
E mentre a palazzo Chigi prosegue il vertice sul dossier Tav, sul governo pende la spada di Damocle dell’Unione europea. Sarebbe pronta infatti una lettera della commissione che a fronte di un no alla Torino-Lione mette sul piatto la violazione di trattati europei, con la conseguenza di una perdita di finanziamenti all’opera fino a ottocento milioni, di cui trecento da subito.
Salvini non ha dubbi in merito e prova a spostare il baricentro del governo verso il sì al progetto della Torino-Lione. “I tecnici mi confermano che costa di più non farla che farla”. Così il leader della Lega entrando a Palazzo Chigi. Salvini ha riunito nel pomeriggio al Viminale alcuni tecnici e sottosegretari per analizzare il dossier Tav. Alla riunione, che ha preceduto il vertice di Palazzo Chigi, hanno preso parte, tra gli altri, i sottosegretari Giancarlo Giorgetti, Edoardo Rixi e Armando Siri, e il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari.
Torna in auge, quindi l’ipotesi del referendum, come fonti leghiste hanno fatto trapelare già prima dell’avvio del vertice. Sul fronte 5 Stelle resta invece il ‘no’. I gruppi parlamentari non vogliono passi indietro su quella che considerano una delle battaglie identitarie del Movimento. I pentastellati piuttosto insistono sul potenziamento della linea esistente del Frejus con lo sblocco immediato dei cantieri, soluzione che consentirebbe una riduzione dei costi.