“Montagna sottovalutata”: crescono gli interventi del soccorso alpino
Crescono più del 12% nel 2018 gli interventi del soccorso alpino e speleologico veneto, arrivato l’anno scorso alla impressionante cifra di 949 interventi in tutto il Veneto. Quasi tre al giorno di media, con picchi ovviamente nel periodo estivo.
A cosa si può imputare una tale crescita del numero di interventi? “Purtroppo, l’aumento è soprattutto dovuto all’ormai comportamento cronico delle persone che affrontano la montagna senza preparazione fisica né tantomeno tecnica e/o con attrezzatura non adeguata – spiega il Soccorso Alpino – Il fenomeno è legato anche all’idea di una montagna come palestra all’aperto dove mettere alla prova le proprie prestazioni, e non piuttosto di un ambiente severo e ostile che non lascia margine all’errore”.
Un richiamo serio quello dei professionisti della montagna, che invitano tutti a maggior prudenza e consapevolezza quando si cammina in montagna. Il 2018 vede il numero delle persone soccorse sfiorare le 1000 unità (991), con 949 interventi, il che pone il 2018 come l’anno di maggior attività dell’ultimo decennio. I motivi sono molteplici: da una parte le buone condizioni atmosferiche hanno favorito la frequentazione della montagna, dall’altra un costante aumento di appassionati sia delle attività estive che invernali, spesso senza preparazione.
Gli interventi a carattere sanitario sono stati 897 mentre, quelli a carattere di Protezione Civile 40, visto l’intensificarsi di fenomeni atmosferici straordinari, come l’uragano Vaia che ha colpito il Veneto ed il Trentino Alto Adige lo scorso autunno.
Il maggior numero di interventi si verifica in contesti di escursionismo, che spicca su tutte le altre attività coinvolte con il 45.40%. Seguono gli interventi su pista da sci con un 10.80%. Singolare l’attività di raccolta funghi che sconta un 3.70% e che racchiude
paradossalmente una tra le più alte mortalità con il 24% degli infortunati.
Sono in totale 991 le persone soccorse, di cui l’80% italiani. Un altro dato importante che emerge è che solamente il 10% degli infortunati è assicurato con il CAI e/o
Dolomiti Emergency o altre assicurazioni; quindi ben 900 persone soccorse erano prive di ogni tipo di copertura assicurativa che testimonia, ancora una volta, come non venga
percepita la necessità ma soprattutto l’utilità di una polizza che copra le spese in caso di
incidente. Situazione questa che genera frequenti controversie quando il cittadino si vede
recapitare a casa la fattura per l’intervento addebitatogli.
A chi dire grazie? Ai ben 5711 volontari del CNSAS-SASV dislocati nelle 29 Stazioni presenti in Veneto. Angeli sulle spalle di tutti coloro che si recano in montagna, professionisti formati che in media hanno speso 14 ore di formazione nel solo 2018.