L’Ue all’Italia: procedura d’infrazione giustificata ma non parte adesso
Doccia fredda dell’Europa sull’Italia. La regola sul debito pubblico “non è stata rispettata nel 2018, nel 2019 e non lo sarà nel 2020, e quindi è giustificata una “procedura per disavanzi eccessivi”, che però non sarà avviata oggi. Lo scrive la Commissione Ue, secondo cui il rallentamento economico “spiega solo in parte l’ampio gap” nel rispetto della regola, e la “retromarcia” su alcune riforme pro-crescita del passato, come quella delle pensioni, rappresenta un “fattore aggravante” per il nostro Paese. L’Italia paga per interessi sul debito “tanto quanto spende per tutta l’istruzione, pari a 38.400 euro per abitante, e la crescita si è quasi interrotta”.
A questo punto, dunque, il dossier passa ai governi europei che dovranno dire la loro e chiedere l’apertura formale di un iter mai utilizzato finora. Se lo vorrà, il governo guidato da Giuseppe Conte dovrà negoziare una via di uscita, rimettendo in carreggiata le finanze pubbliche per evitare una procedura imbarazzante. Bruxelles chiede tra le altre cose, nel 2020, una riduzione della spesa pubblica netta dello 0,1% con un aggiustamento strutturale dello 0,6% del Pil.
Per evitare il peggio, l’esecutivo dovrà mettere mano ai conti pubblici di quest’anno e presentare una Finanziaria convincente per l’anno prossimo. “Le recenti scelte politiche del governo” danneggiano l’economia italiana” afferma, intanto, il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. L’Italia “non ha spazio di bilancio” per altre spese. Dombrovskis ha poi ricordato che la questione va al di là della procedura, perché “la crescita è quasi al palo”.