Birra più buona con meno “accise” indigeste. A giovarne i piccoli birrifici artigianali
Brindisi per lo “sconto” sulle imposte. In alto i calici, o meglio ancora, i boccali, per i buongustai dal palato asciutto. Il taglio del 40% sulle accise che gravano sui piccoli produttori indipendenti di birra passa dall’ordine del giorno a realtà, dopo la firma sul decreto che entrerà in vigore dal 1 luglio. La richiesta di di Uniobirrai e in generale delle associazioni di settore è stata dunque (e soprattutto finalmente) accolta dal Ministro dell’Economia Giovanni Tria. L’istanza promossa dai “maestri del malto e del luppolo” nello specifico riguarda una fetta consistente – e in progressiva espansione – del mercato, vale a dire i birrifici artigianali con produzione annua al di sotto della soglia dei 10 mila ettolitri di “bionda”, ma non solo ovviamente.
Il provvedimento era atteso sin dal 30 dicembre dello scorso anno, quando la Camera dei Deputati aveva approvato definitivamente la manovra economica elaborata dal governo Conte. “Questa è una grande notizia per il nostro comparto – dichiara Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai, associazione che raggruppa quasi 300 piccoli birrifici indipendenti italiani – che ci ripaga del lavoro che abbiamo portato avanti con determinazione da molti anni sempre ed esclusivamente con lo scopo di tutelare e creare sviluppo per tutti i Piccoli Produttori Indipendenti di birra in Italia.”
Una sorsata di fiducia che interessa da vicino 135 birrifici censiti in Veneto (di cui 29 iscritti all’associazione in prima linea per ottenere il sospirato “taglio”), di questi 24 presenti nel territorio vicentino.
Nei giorni scorsi proprio Unionbirrai aveva inviato una lettera controfirmata da 200 birrifici aderenti, sollecitando la firma del decreto inizialmente prevista entro il 28 febbraio. L’associazione ha tenuto insomma il proverbiale “fiato sul collo” alle istituzioni, dopo aver partecipato ai lavori di stesura del testo. Nero su bianco concretizzatosi lo scorso 2 aprile dopo un confronto finale con l’Agenzia delle Dogane, passaggio necessario per giungere alla ratifica del governo. Una svolta che, ci si augura, andrà a premiare creatività, passione e materie prima di alta qualità che caratterizzano le birre “crude” prodotte dagli artisti e artigiani del gusto nostrani. E, chi lo sa, regalare anche un piccolo risparmio (nel lungo periodo) ai bevitori dai palati più esigenti.
La novità va in pratica a sanare una situazione di stallo e di ritardo per quanto riguarda l’Italia, territorio nazionale in cui la cultura birraia vive una fase di slancio apprezzabile ma finora penalizzata dalla cornice legislativa non al passo con i tempi e con i mercati internazionali, in sintesi carente in tema di agevolazioni specifiche. L’Italia, infatti, era uno dei pochi paesi dell’Unione Europea dove non esistevano normative a supporto dei birrifici di piccole dimensioni. Fin dal 1992 sussisteva una Direttiva Europea a favore di queste realtà, ma prima di oggi lo stallo non aveva portato ad alcuna riforma.