Theresa May oggi ufficializza le dimissioni da capo dei Tories. Aperta la corsa al successore
Oggi, dopo tre anni, Theresa May presenterà formalmente le sue dimissioni da leader del partito conservatore e soprattutto da prima ministra britannica. Le sue dimissioni aprono ufficialmente anche la corsa alla sua successione nel partito conservatore e come premier del Regno Unito (se otterrà la fiducia in Parlamento).
Nonostante lo scorso maggio la premier britannica uscente, nel suo commovente discorso di addio da Downing St., aveva auspicato una terza leader donna dopo di lei e Margaret Thatcher, i favoriti a conquistare l’avvelenata poltrona di Theresa May sono quattro e tutti euroscettici.
In prima fila tra i c’è Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra, 54 anni. È potenzialmente il nemico numero uno dell’Unione Europea. Nominato ministro degli Esteri, è diventato la voce di punta dell’opposizione all’accordo di divorzio dall’Ue stipulato da Theresa May prima di dimettersi nel luglio scorso per difendere la sua posizione a favore di una hard Brexit. L’eccentrico ex primo cittadino di Londra è popolare fra i militanti della base, ma meno fra i suoi “pari” che gli contestano le numerose gaffe e un certo dilettantismo.
Michael Gove, ministro dell’Ambiente, una cocente sconfitta alle ultime elezioni per la leadership dei Tory forse non ancora digerita, ha posizioni più “accomodanti” sulla Brexit. Nel giugno 2016, Gove, allora manager della campagna per la successione di Boris Johnson a David Cameron, ritirò il suo endorsement la mattina in cui l’ex sindaco di Londra avrebbe dovuto annunciare ufficialmente la sua candidatura per gettarsi inaspettatamente nell’agone.
Il 52enne Jeremy Hunt, attuale ministro degli Esteri – ha sostituito Boris Johnson dopo le dimissioni – è stato un convinto Remainer al referendum del 2016. Dopo il referendum Hunt ha cambiato rotta avvicinandosi al campo degli euroscettici, deluso dall’approccio “arrogante” di Bruxelles nei negoziati. Dopo sei anni al ministero della Sanità, dal 2012 al 2018, si è guadagnato la fama di un politico coraggioso, pronto alle sfide. Si oppone all’eventualità di un’uscita dall’Ue senza accordo: “Sarebbe un suicidio”, avverte.
Andrea Leadsom, ritiratasi dal round finale per Downing Street nel 2016 dopo le critiche che si attirò per aver detto che essere madre la avvantaggiava su Theresa May, ministra per le Relazioni con il Parlamento, è una fervente fautrice della Brexit. Ammiratrice di Margaret Thatcher, Leadsom, 55 anni, ha lavorato 30 anni in banca alla City di Londra. Approdata alla politica, ha cominciato a farsi un nome durante la campagna per il referendum del giugno 2016, quando era sottosegretario all’Energia con appassionati interventi a vari dibattiti televisivi a favore del ritiro del Regno Unito dall’Ue.