L’incidente sull’Hindu Kush, Bellò: “Stiamo bene, addolorati per la perdita di Imtiaz”
Era dedicata a Tom Ballard e Daniele Nardi – morti nel febbraio scorso proprio in Pakistan sul Nanga Parbat, dove sono rimasti i loro corpi – la spedizione italiana capitana da Tarcisio Bellò, travolta ieri da una valanga sull’Hindu Kush. L’obiettivo era raggiungere una vetta ancora inviolata. Ieri mattina il gruppo è stato però travolto da un’imponente slavina: Bellò è rimasto ferito e una guida pachistana che era con lui è dispersa. Stamattina il salvataggio con due elicotteri.
Bellò, alpinista di Quinto Vicentino di grande esperienza e capocordata, Luca Morellato pure di Quinto, Celestino Toldo (detto Tino), esperto scalatore di Caltrano e David Bergamin di Castelfranco, erano volati in Pakistan dall’aeroporto Marco Polo di Venezia lo scorso 1 giugno. Dopo una fase di maltempo, il 7 giugno avevano allestito il Campo 1 a 4.200 metri di quota, poi erano riscesi al campo base. Tornata al Campo 1 sabato 8, la comitiva era salita fino al punto dove si era stoppato il tentativo di salita nel 2018. Avevano raggiunto un colle a quota 4.980, individuando un possibile punto di passaggio. Il maltempo aveva però costretto Bellò e i compagni di cordata a fermarsi al campo base fino al 13 giugno, quando dopo una nevicata hanno iniziato a battere di nuovo traccia fino al Campo 1.
Venerdì scorso il gruppo si è diviso: Morellato e Toldo sono scesi al campo deposito per prendere un’altra tenda e del cibo, mentre Bellò e Bergamin sono saliti per trovare un passaggio sulla seconda seraccata. Il due hanno individuato un passaggio e nel frattempo, al Campo 1, erano giunte anche le guide pakistane di supporto. Sabato tutta la comitiva, nonostante il tempo variabile, aveva raggiunto il Campo 2 a 5.100 metri di quota. Nebbia e neve alta avevano però impedito di effettuare una perlustrazione del percorso verso la vetta. “Mai viste condizioni climatiche così difficili in Hindukush, altre volte abbiamo adottato la ‘strategia della talpa’ o sarebbe meglio dire della ‘marmotta’ scavando tane sulla neve della montagna e portando la pala invece che la tenda troppo pesante. In questa occasione stiamo adottando la ‘strategia della chiocciola’ con la casetta al seguito” aveva scritto nei giorni scorsi Bellò sul diario pubblicato sulla sua pagina Facebook.
Domenica 16 la neve ha smesso di cadere, ma il team aveva deciso di rinviare a lunedì mattina la decisione di tentare o meno di salire in vetta, sulla base del meteo e delle condizioni della montagna. Poi, ieri mattina, la valanga. Il gruppo, provato, si trova ora – insieme alle due guide pakistane Nadeema, Shakeela – nell’ospedale di Gilgit.
“E’ un miracolo – ha affermato oggi Bellò a montagna.tv dall’ospedale – ma siamo qui. Frequento da anni l’Hindu Kush non sono un esperto ma qualcosa di neve ne capisco. E non è stato un fenomeno normale, è venuto giù un fronte di 300 metri. Stiamo bene. Fa più male la perdita di Imtiaz delle fratture. Questo è il mio pensiero più doloroso al momento. Era un amico e avevamo in mente di portare avanti i nostri progetti qui in Pakistan, con lo scopo di portare in queste terre una corretta formazione alpinistica. Sono già 10 anni che siamo attivi sul territorio, abbiamo costruito un acquedotto e messo in piedi il Centro Alpinistico Cristina Castagna nel villaggio di Gothulti”.
La comitiva. 57 anni, di Quinto Vicentino, Tarcisio Bellò ha una lunga esperienza alpinistica. Ha effettuato numerose scalate in Nepal, Pakistan e Perù, su cime oltre i 6000 metri di quota. Ha conquistato numerose vette inviolate, scalate in prima ascensione. Ha conquistato l’Everest e il K2 e partecipato a numero spedizioni sull’Hindu Kush come capospedizione. Proprio nell’Hindu Kush nel 2017 ha inizialo la realizzazione delle opere della Fondazione Cristina Castagna.
Luca Morellato, pure di Quinto Vicentino, è geometra e ha solo 22 anni. E’ il “bocia” della comitiva e questa era la sua prima spedizione.
Tarcisio mi dice che tutto è a norma!
Pubblicato da Luca Morellato su Domenica 2 giugno 2019
Celestino Toldo, detto Tino, presidente del Gruppo Amici della Montagna del suo Comune, è l’altro “anziano” della comitiva, un alpinista di grande esperienza. Vive a Caltrano. Il figlio Luca fa parte dei volontari del Soccorso Alpino di Arsiero.
Davide Bergamin, 41 anni, vive a Castelfranco Veneto. Alpinista da anni, nel luglio del 2011 fu protagonista con un compagno di cordata di un singolare salvataggio: rientrando dallo Spigolo Demuth, sulle Tre Cime di Lavaredo, per un errore i due finirono fuori via e prima di essere salvati trascorsero tutta la notte in parete: lui seduto sull’imbragatura, appeso ad una corda a 80 metri d’altezza; il suo compagno di escursione, sopra di lui su una cengia larga 30 centimetri.