Concessi i domiciliari a Dal Santo. Investì il bimbo di Marostica che perse un piede
Dallo scorso 8 marzo, il giorno del drammatico incidente avvenuto nel centro di Marostica in cui fu investito un bimbo di poco più di un anno e la sua giovane mamma, la ferita è rimasta viva e i risvolti della vicenda ancora aperti. A distanza di tre mesi Pietro Dal Santo, 58 anni, è tornato a casa grazie al beneficio degli arresti domiciliari concesso dai magistrati. Intanto, a 100 giorni da quel venerdì di apprensione, il piccolo Thiago sta proseguendo le cure di riabilitazione, seguito da medici e fisioterapisti e accudito dai genitori, dopo l’amputazione di un piede. Un fatto di cronaca che suscitò da una parte profondo sdegno tra i vicentini e dall’altra una generosa raccolta fondi scattata a Marostica.
Dopo circa cento giorni trascorsi in cella, dunque, l’investitore – le indagini hanno accertato il suo stato psicofisico alterato mentre era alla guida, sotto l’effetto dell’alcool – ha potuto varcare la soglia di casa sua lo scorso fine settimane. Da ricordare che l’autocarro con al volante il piccolo imprenditore thienese travolse madre – anch’essa ferita in modo grave – e figlioletto, in un giardinetto fuori le mura di porta Bassano. Veri e proprio attimi di inferno che funestarono i cittadini e i turisti di Marostica agli albori del primo week end di sole, che anticipava la primavera. Tanto che la famiglia si stava gustando un gelato all’aperto quando l’autocarro in fuga da un posto di blocco si parò davanti, fuori controllo.
La misura cautelare attenuata dei domiciliari precede l’imminente apertura del processo a carico di Dal Santo. I capi di accusa nei suoi confronti consistono in resistenza a pubblico ufficiale e lesioni stradali, con l’aggravante della guida in stato di ebbrezza. Thiago rischiò seriamente la vita in seguito all’incidente, lottando per giorni prima di essere dichiarato fuori pericolo, oltre alle sofferenze patite e le conseguenze di quel maledetto giorno che porterà con sè per tutta la vita.
Alle scuse offerte dall’investitore per tramite dei legali difensori attraverso una lettera di pentimento, recapitata alla famiglia di Marostica, seguirà il probabile “conto” da saldare con la giustizia e un massiccio risarcimento.