“Gara degli aghi”, il giudice dà ragione a Riboni. L’Ulss: il suo errore ci ha danneggiato
Il giudice del lavoro ha accolto il ricorso di Vincenzo Riboni, il primario del pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo di Vicenza che aveva denunciato alla direzione della sua azienda la famosa (e ipotizzata) “gara degli aghi”, ossia uno scambio di messaggi su whatsapp nel gruppo “gli amici di Maria” che avrebbe coinvolto medici e infermieri e che avrebbe avuto per oggetto una ipotetica competizione fra chi inseriva nei pazienti gli aghi di diametro più importante. Riboni era stato sospeso per dieci giorni senza stipendio dalla direzione in quanto avrebbe detto il falso sulla riunione con i responsabili della “goliardata”.
Il tribunale del lavoro, a cui Riboni si era rivolto chiedendo la sospensione della sanzione, ha condannato l’Ulss6 a pagare le spese, affermando che la sanzione gli ha provocato un danno di immagine “significativo” e “non agevolmente ristorabile per via economica”. Essendo però stato già costretto a scontare la sospensione, per il giudice non esiste più di fatto la materia del contendere.
La denuncia di Riboni aveva portato a un procedimento disciplinare verso sei infermieri e due medici (procedimento finito con sei archiviazioni e due richiami per uso improprio del telefono di lavoro), mentre il sindacato degli infermieri Nursind aveva denunciato a sua volta il primario ai vertici Usl e in procura. Era nata allora la questione del verbale falsificato: il sindacato, a difesa degli infermieri, aveva presentato un a registrazione audio dell’incontro avvenuto fra primario e personale, prima della denuncia, per dimostrare la discordanza delle versioni. E questo aveva portato in estate al procedimento interno verso Riboni, che alla fine di fatto è stato la persona a subire le conseguenze più pesanti nella vicenda.
In relazione alla sentenza, la direzione dell’Ulss in una nota ha sottolineato però oggi che in essa viene ribadita “per la prima volta anche da un giudice”, la ricostruzione condotta dall’Azienda e dagli ispettori regionali, “ovvero che la presunta ‘gara degli aghi’ non è mai avvenuta. E questo rappresenta un aspetto fondamentale, a tutela innanzi tutto dei pazienti dell’ospedale e per la fiducia dei cittadini nella struttura e in chi vi lavora”.
“In secondo luogo, proprio perché la gara non è mai avvenuta – continua la nota – nella sentenza si riconosce che la testimonianza prodotta dal dott. Riboni, all’origine dello scandalo, non era corrispondente ai fatti, anche se il dott. Riboni, secondo il giudice, aveva frainteso in buona fede le dichiarazioni dei suoi collaboratori. Il fraintendimento del dott. Riboni rispetto alla presunta e mai attuata gara degli aghi, ancorché, come ritenuto dal Giudice, maturato in un contesto particolare, ha originato un caso mediatico che ha danneggiato fortemente l’immagine dell’azienda, e che avrebbe potuto essere evitato con una maggiore attenzione da parte del Primario, dato il ruolo e le responsabilità connesse al suo incarico”.
Ed è su questo che si focalizza la direzione dell’Ulss 6: “pur senza entrare nel merito delle riflessioni inserite nella sentenza, resta il grande rammarico per una vicenda che ha portato l’ospedale dei vicentini alla ribalta nazionale per un “non fatto” (la gara, mai avvenuta….) che ne ha pregiudicato gravemente il prestigio, rischiando di minare la fiducia dei cittadini nella dedizione e nella professionalità con cui lavorano ogni giorno centinaia di medici e infermieri. Si tratta, questo sì, di un danno d’immagine enorme, di cui sembra che nessuno oggi voglia assumersi la responsabilità”.