Kenya, Silvia Romano: subito libero un indiziato
Sono passati quasi 9 mesi e di Silvia Romano non si ha ancora nessuna notizia o traccia se non una fitta documentazione a tratti lacunosa a volte così intrisa di indizi da risultare malsanamente lampante.
Per la sua sparizione, avvenuta in Kenya, a Chakama, lo scorso 20 novembre, erano stati fermati e indiziati due uomini, accusati del suo rapimento: Moses Chende e Abdulla Gababa Wari. Ieri ha avuto inizio il processo e c’è stato subito un colpo di scena: uno dei due indiziati, Moses Luari Chende è di fatto libero, avendo pagato una cauzione equivalente a 25mila euro. Un’enormità da quelle parti, dove il salario medio sfiora i mille euro l’anno. Questo fa presupporre che dietro l’esecutore materiale del rapimento ci sia qualcuno di ricco e forse importante che ora paga le spese processuali.
La prima udienza si è svolta tra mille difficoltà, una su tutti la quasi impossibilità di tradurre il swahili. Ne è comunque emerso che Silvia Romano sarebbe stata viva almeno fino a Natale, dunque sino ad un mese dopo dalla sua effettiva sparizione a Chakama. Sempre verso Natale poi, la ragazza sarebbe stata ipoteticamente ceduta ad un secondo gruppo e da quel momento non si sono più avute notizie della giovane.
Le due delle persone fermate ed indiziate per il sequestro della ragazza sarebbero entrambi rei confessi secondo le autorità locali e già collaboratori di giustizia, facenti parte di quella banda fermata nel dicembre scorso.
A loro si era aggiunto poi, sempre nel dicembre del 2018, il fermo di Ibrahim Adan Omar, che sarà però giudicato in un processo a parte che avrà inizio il prossimo 19 agosto. Durante il dibattimento, sono state fatte vedere ai testimoni le due motociclette che i banditi avrebbero usato per portare via Silvia Romano dal villaggio in cui lavorava.
Dovrebbero, perché c’è chi riferisce invece che sia stata rapita a spalla. In aula non c’era alcun diplomatico italiano e nemmeno qualcuno dei carabinieri del Ros o dei servizi segreti.