Rapporto Svimez, spopolamento e Pil sottozero al Sud
Una economia che torna a vedere lo spettro della recessione, un paese spaccato con il Nord che avanza e il Sud che va in retromarcia e rimane svuotato dall’emigrazione di migliaia di giovani e laureati.
E se cresce il divario tra Italia meridionale e settentrionale si amplia anche quello tra Nord e resto dell’Europa, in un’Italia che è l’unico paese Ue, Grecia a parte, a non avere ancora recuperato i livelli pre crisi.
E’ drammatico il quadro che emerge dalle anticipazioni del rapporto Svimez (Associazione per lo Sviluppo Industriale del Mezzogiorno). Una fotografia del Belpaese che segna una tendenza di abbandono del Mezzogiorno, dove la ripresa dei flussi migratori è “la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese”. Negativa anche la proiezione del Pil per il Sud che “nel 2019 calerà dello 0,3% mentre il resto del paese crescerà dello 0,3% aumentando la divaricazione che, “all’interno di un paese fermo porta il Mezzogiorno in recessione”.
Gli emigrati dal Sud tra il 2002 e il 2017 sono stati oltre 2 milioni, di cui 132.187 nel solo 2017. Dal Rapporto Svimez emerge che questi ultimi “66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33% laureati)”. Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, “è negativo per 852mila unità. Nel 2017 sono andati via 132mila meridionali, con un saldo negativo di circa 70mila unità”. La ripresa dei flussi migratori è “la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese”.
Cresce inoltre il “doppio divario” Italia-Ue e Sud-Nord. I segnali di rallentamento apparsi in Europa nella prima metà del 2018 “hanno ridotto le prospettive di crescita dell’intera area, tuttavia l’Italia subisce un rallentamento che riallarga la forbice rispetto alla media europea. Siamo l’unico Paese, a parte la Grecia, che non ha ancora recuperato i livelli pre crisi”, si legge ancora nelle anticipazioni Svimez in cui si spiega che “se l’Italia rallenta, il Sud subisce una brusca frenata. Si sta consolidando il “doppio divario: dell’Italia rispetto all’Unione Europea e del Sud rispetto al Centro-Nord”.