Hong Kong, i manifestanti occupano l’aeroporto
Non si fermano le proteste ad Hong Kong degli attivisti della democrazia che continuano a manifestare (da venerdì) all‘aeroporto internazionale. Migliaia di manifestanti sono entrati nel terminal degli arrivi costringendo le autorità a cancellare tutti i voli in partenza e in arrivo. Le normali operazioni riprenderanno domani a partire dalle 6:00 di mattina (mezzanotte in Italia) questo l’auspicio espresso in un comunicato dalle autorità dello scalo aeroportuale, dopo la cancellazione di oltre 180 voli in partenza. Intanto, riferisce l’Associated Press, la polizia ha deciso di dispiegare per le strade veicoli pesanti equipaggiati con cannoni ad acqua.
Ieri gli scontri sono stati particolarmente violenti e i manifestanti hanno accusato al polizia di eccessivo uso della forza, in particolare nella stazione di Kwai Fong, dove sono avvenuti ripetuti lanci di gas lacrimogeni. “Le proteste in corso ad Hong Kong sono atti di terrorismo” a sostenerlo sono le autorità cinesi in risposta alla prosecuzione delle manifestazioni. Il portavoce dell’ufficio cinese per Hong Kong e Macau ha sottolineato che “manifestanti senza cuore hanno lanciato bombe carta contro la polizia” e ha chiarito che “hanno già commesso crimini molto violenti e adesso stanno mostrando atteggiamenti terroristici“.
Nell’aeroporto sono stati appesi volantini e foglietti sui tabelloni delle partenze. “Scusate per l’inconveniente, ma stiamo lottando per la sopravvivenza!”, è scritto su uno dei poster. “Vergogna per i poliziotti”, si legge su un altro. “Non biasimate noi! Biasimate il governo!“. Qualcuno ha invece direttamente imbrattato con lo spray pareti e porte dei check-in con lo slogan delle proteste, “Occhio per occhio!”.
Le proteste nel territorio semiautonomo cinese sono iniziate il 9 giugno, contro il disegno di legge che prevede l’estradizione in Cina per i sospettati di reati penali. L’iter del provvedimento legislativo è al momento sospeso, ma i manifestanti ne chiedono la completa cancellazione. Dopo il ritorno alla Cina nel 1997, in base all’accordo cosiddetto “un Paese, due sistemi”, Hong Kong dovrebbe mantenere il proprio autonomo sistema giudiziario fino al 2047.