Protestano i migranti del “Baronio”, disordini anche a Cona e Verona. E la politica si scatena
Una cinquantina di migranti che vivono all’istituto Baronio (che ne ospita un centinaio) questa mattina sono partiti dalla sede dell’istituto religioso in viale Trento a Vicenza e a piedi con cartelli si sono recati davanti alla caserma “Sasso” in contrà Santa Maria Nova. Una protesta che si svolta pacificamente e che ha avuto per oggetto le condizioni di vita dentro all’istituto e i problemi di convivenza fra i diversi gruppi etnici presenti.
D’accordo con il Questore, il viceprefetto Massimo Marchesiello ha incontrato una delegazione dei richiedenti asilo: “Segni di insofferenza – spiega il viceprefetto – erano già emersi a fine anno ma erano rientrati. Ho rassicurato la delegazione del fatto che avremmo parlato con il gestore”. Sul posto erano presenti polizia, carabinieri e vigili urbani.
A gestire la struttura è l’associazione Mediterraneo, che ha sede proprio in viale Trento: nei momenti caldi della scorsa estate è arrivata a gestire anche 140 richiedenti asilo. “E’ una protesta nata dal fatto che è stato vietato loro di uscire la sera di Capodanno – spiega Antonio Carmelo Lo Grande, presidente dell’associazione Mediterraneo – e spinta da qualche testa calda. In due anni non ci sono mai stati problemi e anche la protesta di stamattina mi pare già rientrata. Ci sono delle regole da rispettare e solo così si genera un rispetto reciproco. Se sono preoccupato? Assolutamente no, credo che siano le persone ospitate eventualmente a dover preoccuparsi di eventuali conseguenze dei loro gesti. Noi abbiamo già dimostrato alla Prefettura che rispettiamo i parametri richiesti per l’accoglienza”.
Le proteste a Cona e a Verona. La protesta vicentina arriva a poche ore di distanza da quella avvenuta a Cona, nel Veneziano, dove in una ex caserma dell’aereonautica sono ospitati più di mille richiedenti asilo e dove è morta una ragazza della Costa d’Avorio di 25 anni, Sandrine Bakayoko, in attesa di una risposta alla domanda di asilo politico. Una morte per trombosi, che per gli altri ivoriani presenti nella ex base militare sarebbe dipesa dal ritardo nei soccorsi. La protesta aveva portato nella notte al sequestro all’interno della base di 25 operatori della cooperativa Ecofficina, che gestisce la struttura. La protesta è continuata anche stamattina e disordini in mattinata sono avvenuti anche a Verona, con protagonisti un gruppo di migranti residenti nell’ostello di via Santa Chiara: i richiedenti asilo protestavano per il cibo, ritenuto scadente e in alcuni casi scaduto.
Le reazioni. E mentre sui fatti di Cona si esprime Roberto Baldo di Federsolidarietà Veneto, ricordando che “la situazione forse si poteva evitare” e che “la cooperativa che gestisce il servizio è stata espulsa in tempi non sospetti”, Jacopo Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione denuncia che “non possono trasformare il Veneto nel Campo profughi d’Europa, perché stiamo assistendo ad una situazione indecente e inaccettabile, che degenera ogni giorno. Questi Centri rappresentano solo un business per chi li gestisce, un lager per chi ci vive ed una bomba ad orologeria per chi è costretto a viverci vicino”. “Zaia preferisce non governare, scegliendo di esacerbare la conflittualità sociale e questo è il risultato” affermano invece i consiglieri regionali del Partito Democratico Claudio Sinigaglia, Andrea Zanoni,Francesca Zottis, Graziano Azzalin e Bruno Pigozzo, per i quali “la rivolta avvenuta nella notte tra lunedì e martedì al Centro di prima accoglienza di Cona, dopo la morte di una donna ivoriana, è anche dovuta ad una concentrazione assurda, indegna di un Paese civile, ed è il frutto del rifiuto della Politica di assumersi le proprie responsabilità. In primo luogo di Zaia e dell’Assessore ai Flussi Migratori Lanzarin. In situazioni di emergenza, infatti, non ci si gira dall’altra parte. Il ruolo della Regione dovrebbe essere invece quello di favorire una soluzione, invitando tutti i Comuni a fare la propria parte, ospitando poche persone in rapporto alla popolazione, come peraltro richiesto dal Ministero e dalle Prefetture”.
Su Vicenza, arrivano invece i commenti del comitato PrimaNOi e della Lega Nord. “Il dato certo è che sanno solo protestare senza mai dire grazie per quanto ricevono. Ci domandiamo se i solerti funzionari della questura vicentina denunceranno per manifestazione non autorizzata, o meglio, non preavvisata, i partecipanti al sit in come fanno con i cittadini italiani che criticano le politiche d’accoglienza del Governo” afferma il portavoce del comitato spontaneo PrimaNoi, Alex Cioni. Nicola Finco, capogruppo della Lega Nord al Consiglio Regionale del Veneto è perentorio: “prima di protestare dovrebbero ringraziare per l’ospitalità e l’accoglienza che gli viene fornita. La misura è colma e la pazienza dei cittadini sta per finire: l’immobilismo colpevole delle istituzioni, a cominciare da quello della Prefettura, sta facendo dei danni irreparabili”. “La colpa di tutto questo – afferma il segretario cittadino della Lega Nord Matteo Celebron– è di chi fino ad oggi ha tollerato e favorito il business dell’immigrazione. Non parliamo di spiccioli ma di miliardi di euro, basti pensare che per la sola provincia di Vicenza la prefettura impegna ogni anno più di 20 milioni di euro”.