Bloccati sulle Cime di Lavaredo, rifiutano due volte i soccorsi. Salvati dopo 3 giorni
Alla fine, dopo tre giorni di contatti, interventi e rifiuti a farsi soccorrere, l’incredibile vicenda di due alpinisti spagnoli in difficoltà sulla Cima Ovest delle Tre Cime di Lavaredo si è conclusa oggi, lunedì, attorno alle ore 16, quando grazie a un varco nella nebbia, l’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites di Bolzano si è potuto avvicinare alla parete, a 2.750 metri di quota, dove la coppia di Barcellona (45 anni lui, 36 lei) era bloccata praticamente da sabato, con due notti passate bivaccando in parete e con il rifiuto – per ben due volte – di farsi recuperare dai soccorritori. Sbarcato sulla cengia, il tecnico di elisoccorso nel primo pomeriggio li ha raggiunti e fatti spostare in un punto più agevole per l’imbarco sull’eliambulanza, avvenuto subito dopo. I due, che stavano bene, sono stati trasportati al Rifugio Auronzo.
La vicenda ha dell’incredibile ed aveva avuto un prologo martedì, quando la coppia era stata soccorsa una prima volta sulla Cima Grande, dopo essersi aggregata – con l’intento di aiutarli – a due alpinisti bolzanini senza luci e con le corde incastrate. In quella occasione erano stati soccorsi tutti e quattro nella notte.
Il secondo allarme era scattato invece nella notte fra sabato e domenica, quando il Soccorso alpino di Auronzo era stato allertato dai familiari dei due alpinisti, che non erano rientrati. I parenti, che si trovavano sul posto, non erano riusciti a contattarli al cellulare, non raggiungibile, e presupponevano si trovassero sulla Cima Ovest. Domenica mattina all’alba, quindi, l’elicottero aveva imbarcato personale del Soccorso alpino e del Sagf (Soccorso Alpino della Guardia di Finanza) di Auronzo e si era avvicinato alle pareti per una ricognizione. La coppia era stata fortunatamente individuata a metà della Via Cassin sulla Cima Ovest, dove, attardatasi, aveva bivaccato senza poter avvertire (tutte le pareti a nord sono senza copertura telefonica). I due avevano spiegato ai soccorritori l’intenzione di proseguire e l’allarme era cessato.
Durante le fasi di intervento si era reso necessario soccorrere anche la madre del rocciatore, colpita da un malore a causa dell’agitazione: un elicottero del Suem di Pieve di Cadore era atterrato nella piazzola del Rifugio un medico e un infermiere avevano prestato la dovuta assistenza alla settantenne direttamente sul posto, per poi rientrare in base.
Ieri sera alle 20.20 circa il capo del Soccorso alpino di Auronzo è stato però nuovamente contattato dalla coppia: raggiunta la cengia alta, la coppia si trovava in difficoltà e chiedeva informazioni sul rientro. Dalle foto ricevute, i soccorritori hanno capito che i rocciatori si trovavano dalla parte opposta rispetto alla normale. Dopo aver spedito loro due relazioni, spiegando dove si trovavano esattamente e cosa avrebbero dovuto fare, li hanno invitati ad attendere le prime luci e ripartire all’alba, per non mettersi in condizioni di rischio dato che avevano già passato una notte in parete. Dopodiché è stato chiesto al personale del Rifugio Auronzo di andare a tranquillizzare i genitori dell’uomo.
Questa mattina i soccorritori hanno inviato un messaggio al rocciatore per aggiornarsi sulle loro condizioni, ma non ricevendo risposte, hanno chiesto ai genitori se intendevano far intervenire l’elicottero per una seconda perlustrazione. A risposta affermativa, è partita l’eliambulanza di Treviso, che ha imbarcato personale del soccorso alpino della guardia di finanza per indirizzare l’equipaggio sulla via. Appena individuati, anche questa volta, pur essendo poco distanti da dove si trovavano ieri sera e malgrado il tempo in peggioramento e la pioggia, gli scalatori hanno rifiutato nuovamente di essere imbarcati e l’elicottero è rientrato.
Più tardi l’uomo ha iniziato a mandare foto degli ancoraggi e della vista della Cima Grande per far capire la propria posizione e avere indicazioni. Su sollecitazione a chiedere subito l’intervento del 118, se pensava di non riuscire a scendere viste le brutte previsioni meteo, per non rendere molto difficile il loro rientro – e sottolineando la preoccupazione dei suoi genitori – l’alpinista non ha più risposto. Il Soccorso alpino ha continuato in ogni caso a monitorare la cordata.
I due alpinisti questa mattina erano ripartiti dal punto dove avevano bivaccato ieri sera, ma essendo un tratto poco frequentato e attrezzato, avevano fatto una doppia ed erano rientrati alla cengia allertando – finalmente – il 118. All’origine dei precedenti rifiuti di essere recuperati, a quanto hanno riferito ai soccorritori, la convinzione di essere ormai arrivati in vetta, mentre in realtà mancavano ancora un paio di tiri, un’ottantina di metri in tutto, abbastanza impegnativi.