Filippo Vignato: è un giovane vicentino il “Miglior Nuovo Talento” del Top Jazz 2016
Il 2017 ha portato un meravigliosa sorpresa al musicista thienese Filippo Vignato, un premio per lui inaspettato: “Miglior Nuovo Talento” del Top Jazz 2016, il referendum della critica indetto da Musica Jazz, la più longeva rivista mensile italiana di jazz. Chi conosce però il trombonista 29enne non si stupisce: la sua singolare sensibilità musicale come compositore, strumentista e arrangiatore, il suo impegno e la sua costanza negli studi (a Parigi, dove in Conservatorio si è diplomato con il massimo dei voti, ad Amsterdam, ma anche a Ferrara e a Rovigo), il suo mescolarsi ad artisti europei innovativi assorbendo nuovi stimoli creativi, i progetti con altri giovani talenti del jazz italiano, come Piero Bittolo Bon o Rosa Brunello, ma anche dello ska e della musica sperimentale. Non ultimo il suo primo lavoro da leader, “Plastic Breath” uscito lo scorso ottobre, che ha acceso le papille gustative della critica. Tanti ingredienti, insomma, che hanno portato ad un risultato. Che forse, seppur lungo, è solo il primo passo verso tanti riconoscimenti a venire.
La passione per la musica Filippo, nato a Thiene nel 1987, l’ha trovata tra le mura di casa. Suo padre, Paolo Vignato, è trombonista e insegnante di musica nelle scuole medie, ora in pensione. Ma anche un fine collezionista da sempre del miglior jazz in circolazione e a tutt’oggi presidente dell’Associazione Culturale di Musica e Danza Popolare no-profit MetroTime, con sede a Thiene, che promuove la formazione musicale, lo sviluppo e la crescita culturale, organizza concerti e gestisce scuole di musica, come quella di Dueville presso la Casa Busnelli. «Mio padre però – spiega Filippo – non mi ha mai particolarmente condizionato o sforzato ad avvicinarmi alla musica. Da bambino ero incuriosito soprattutto dal trombone che lui suonava, e sì, sono cresciuto sicuramente ascoltando buona musica: è stato un processo spontaneo, naturale».
Filippo ha iniziato a studiare il trombone veramente a 10 anni e non si è mai più stancato di farlo. Nonostante abbia già esperienza da vendere, sviluppata con concerti in tutta Europa, e sia autore di innumerevoli brani pubblicati nei dischi relativi a progetti che vanno dal jazz alla libera improvvisazione (tra i tanti, il pluripremiato quintetto Omit Five, la band Mof, il collettivo Malkuth, Rosa Brunello Y Los Fermentos, le formazioni del musicista sardo Enzo Favata), ha deciso di uscire allo scoperto come solista solo da poco con il suo “Plastic Breth”, «una metafora per descrivere ciò che più ci sta a cuore in quanto musicisti improvvisatori: la materializzazione delle idee musicali che immaginiamo come respiri che prendono forma». Lo stimolo è arrivato quando ha conosciuto il pianista francese Yannick Lestra e il batterista ungherese Attila Gyarfas: «Li ho incontrati un paio d’anni fa durante un periodo di residenza a Parigi. In quel periodo sentivo l’esigenza di formare un mio trio e così li ho coinvolti, ritenendoli i musicisti giusti per quello che avevo in mente. Ci siamo subito trovati musicalmente e umanamente in perfetta sintonia».
«È una formazione atipica per il Fender Rhodes come strumento centrale e per l’assenza del basso, ma proprio per questo concede grande libertà improvvisativa. Il tutto ha funzionato bene e spontaneamente fin da subito». L’avverbio “spontaneamente” viene fuori spesso parlando con Filippo Vignato, tanto da pensare che sia forse proprio la spontaneità uno dei segreti del suo successo, quel valore aggiunto allo studio, alla pratica e alla naturale predisposizione che fa distinguere un artista sugli altri. Lo si capisce anche da come spiega il suo modo di comporre musica: «C’è raramente qualcosa di preciso che mi ispira. A volte sono delle sensazioni diffuse, spesso molteplici e sovrapposte fra di loro, a far scaturire un’idea musicale, ma spesso è l’esatto contrario, ovvero è l’idea musicale che mi rimanda ad un certo mood e poi magari sviluppandola diventa un brano intero».
Tre giorni fa ha ricevuto la telefonata del direttore di Musica Jazz Luca Conti che gli ha comunicato il premio. «Sono molto felice, onorato e sorpreso di essere stato premiato, – ha commentato – ma più che la classifica, mi fa piacere vedere un piccolo specchio di una densa, coesa ed unita comunità di giovani musicisti, tra cui molti amici, che svolgono la loro attività artistica con sincerità, coerenza, passione e rispetto reciproco». Vignato sarà impegnato in tour con “Plastic Breath” a marzo allo European Young Artists’ Jazz Award Burghausen in Germania, a maggio al Correggio Jazz e a giugno al Novara Jazz. Ma speriamo che nel mezzo trovi il tempo per fare anche qualche tappa nel Vicentino.