Fine vita: la Consulta apre al suicidio assistito
La Consulta apre sul suicidio assistito: l’aiuto a morire è lecito in alcuni casi specifici, come quello di Dj Fabo. Ma ribadisce come resti “indispensabile” una legge sulla questione. Ieri, dopo ore di camera di consiglio, è infatti arrivato l’atteso verdetto: al centro della decisione dei giudici costituzionali la questione della legittimità dell’articolo 580 del codice penale – che punisce l’istigazione o l’aiuto al suicidio con pene tra i 5 e i 12 anni di carcere – sollevata dalla Corte d’Assise di Milano nell’ambito del processo Cappato.
Proprio Marco Cappato, dopo aver appreso la decisione dei giudici, ha commentato: “Da oggi in Italia siamo tutti più liberi“. E queste le parole di Valeria Imbrogno, ex compagna di dj Fabo: “Adesso so che tutte le fatiche, la stanchezza e la sofferenza di Fabo non sono state inutili. Questa vittoria è per lui. E’ per un uomo che se n’è andato sapendo di aver tirato un pugno potente a un avversario assurdo. Il resto del match lo abbiamo vinto noi, tutti quanti assieme” ha sottolineato la donna.
Sentenza invece che “sconcerta e preoccupa” il mondo cattolico, con la Cei che chiede di garantire l’obiezione di coscienza. “Si può e si deve respingere – scrive la presidenza dei Vescovi italiani facendo proprie le parole del Papa – la tentazione- indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia”.