Femmina di capriolo uccisa a ridosso delle case e con pallettoni vietati. Indagini aperte
Non si placa lo sdegno nei confronti dell’ignoto cacciatore responsabile dell’uccisione di una femmina adulta di capriolo, avvenuta probabilmente nel pomeriggio di lunedì scorso sulle fascia collinare di Sarego. L’abbattimento di un esemplare di questo tipo, di per sè, rappresenta una grave trasgressione delle legge venatorie, in quanto le mamme in questa stagione svezzano i cuccioli nati nei mesi recenti e quindi ne è bandita la caccia selettiva. Ma a rendere ancora più grave l’episodio la constatazione che l’animale sia stato colpito da una fucilata andata a segno a distanza di pochi metri da un’abitazione, e per di più utilizzando dei pallettoni proibiti.
Tre gravissime infrazioni che si sommano alla sorte del capriolo e anche dei probabili cuccioli privati della mamma, che rischiano di non sopravvivere in mancanza del loro unico punto di riferimento nella vita tra i boschi e le colline. “Si presume che l’esemplare ucciso di femmina adulta avesse dei piccoli – spiega Claudio Meggiolaro, comandante del corpo di polizia provinciale di Vicenza -, che a pochi mesi di vita succhiano ancora dalle mammelle per alimentarsi. Potrebbero farcela a trovare autonomamente in natura il sostentamento di cui hanno bisogno, ma in ogni caso mancando la loro guida sono più soggetti a forte stress, disorientati e quindi in pericolo”.
Ad occuparsi delle indagini proprio la polizia provinciale berica, subito intervenuta nella zona di Grotte di Sarego nel pomeriggio di lunedì 23 settembre, dopo che un residente aveva notato l’animale selvatico a terra, sanguinante. Era morto da pochi minuti, probabilmente nel tentativo di fuggire da un cacciatore di frodo che lo aveva mortalmente ferito pochi attimi primi. Al loro arrivo, gli operatori non hanno potuto far altro che constatarne il decesso, avvenuto a 15-20 metri al massimo dalla strada e a ridosso di una residenza privata. E recuperarne la carcassa. Un testimone avrebbe riferito alle guardie di aver udito degli spari ravvicinati e di essere corso subito all’esterno per accertarsi di cosa stesse accadendo, ritrovando la capriola agonizzante.
I successivi sopralluoghi nella zona boschiva e nei dintorni hanno permesso di raccogliere altri elementi utili, ma non ancora all’identificazione dell’artefice dell’uccisione sconsiderata della probabile mamma, un ungulato la cui cacciagione è regolata dalle leggi venatorie in seguito ai censimenti controllati e severamente proibita in questa stagione. La vicenda detiene risvolti a livello penale oltre che sanzionatorio per il bracconiere, sia per l’utilizzo di munizioni non autorizzate che per il pericolo determinato dalla vicinanza a centri abitati, anche se si trattasse di un’unica unità abitata. A tutto questo vanno aggiunti “il danno all’ecosistema” per la fauna censita sui Colli Berici nelle prossimità, come spiegano dalla sede della polizia provinciale, e la preoccupazione per i piccoli abbandonati, di cui finora non si è trovata traccia nelle vicinanze.
Tutte le sigle delle associazioni venatorie vicentine hanno espresso la propria indignazione riguardo a quanto avvenuto, attraverso la stampa locale, assicurando massima collaborazione alle autorità nel rispetto delle regole sulla caccia selettiva.