Pablito, toscano dal cuore vicentino, presto sarà cittadino onorario: al via l’iter ufficiale
Paolo Rossi, l’indimenticato Pablito che fece sognare tutti gli italiani ai Mondiali di calcio del 1982, per molti è sempre stato vicentino. Impossibile non associare il suo volto e le sue giocate sul campo ai colori biancorossi del Vicenza, squadra nella quale militò tra il 1976 e il ’79. Eppure, nonostante il campione, toscano di nascita, abbia effettivamente vissuto nel capoluogo berico per ben 33 anni, non ne è mai stato né residente né un cittadino a tutti gli effetti.
Ma ora la giunta vicentina ha deciso di porre rimedio a questa lunga “dimenticanza”, avviando l’iter per il conferimento della cittadinanza onoraria al calciatore.
«Paolo Rossi è una figura di riferimento per il nostro territorio, non solo per le imprese sportive, che hanno portato il nome di Vicenza nel mondo, ma anche per le doti umane del calciatore che ha fatto tanto per la città», ha dichiarato il sindaco Francesco Rucco.
Nato a Prato nel 1956 e non residente a Vicenza, pur avendoci vissuto appunto per molti anni, ha legato indissolubilmente il proprio nome alla città, sia come protagonista indiscusso della vita sportiva del capoluogo, che per l’attività di imprenditore e per l’impegno civico.
È stato il primo calciatore ad aver vinto il Mondiale, il titolo di capocannoniere dei mondiali e il Pallone d’Oro nello stesso anno (1982); ha avviato, inoltre, un’attività d’impresa in città nel campo dell’edilizia insieme al compagno di squadra e amico fraterno Giancarlo Salvi; infine, si è dedicato all’impegno civico, candidandosi nella circoscrizione nord-est alle elezioni europee del 1999.
«Una volta terminata la procedura, che vedrà la proposta di conferimento del riconoscimento onorifico transitare dalla giunta alla commissione consiliare e, infine, al consiglio comunale, inviteremo Paolo Rossi a festeggiare in Comune – ha precisato il sindaco –. Come un vero ambasciatore, Paolo Rossi ha portato il suo talento calcistico e il nome di Vicenza nel mondo, per sempre associati in un binomio che non smette di far sognare chi ama il calcio e ha avuto la fortuna di vederlo giocare».
Andrea Fasulo