Plastic tax, Donazzan con le imprese del packaging: “Dal governo scelte ideologiche”
Impianti fermi per un’ora ieri a Schio in zona industriale nelle imprese del packaging, specializzate in produzioni di imballaggi per l’agroalimentare e la farmaceutica, preoccupate per le conseguenze della cosiddetta Plastic tax prevista in finanziaria.
L’assessore regionale Elena Donazzan, accompagnata dal consigliere comunale Alex Cioni e dal sindaco di Schio Valter Orsi, ha incontrato i lavoratori della Rotomet, della Saf e della Gps, nei cui stabilimenti dalle 11 alle 12 sono state simbolicamente interrotte le produzione per protestare contro la proposta di introdurre un prelievo fiscale sulla produzione di plastica e imballaggi.
“Il distretto del packaging italiano, uno tra i settori più innovativi e tecnologicamente avanzati, rischia di essere messo in ginocchio dalle scelte ideologiche promosse dal governo. Le rotative ferme e lo stop degli impianti nuovi di zecca vissuto ieri per un’ora nelle aziende di Schio hanno rappresentato in maniera realistica lo scenario che si verrebbe a determinare se la plastic tax diventerà legge”. E’ quanto ha affermato l’assessore regionale al lavoro.
“Se la tassa, proposta da una politica in malafede e ignorante, entrerà in vigore, rischierà di affossare un settore importante e qualificato e di uccidere aziende sane, competitive, capaci di guadagnare sul mercato mondiale posizione di leadership”, ha ribadito Donazzan.
Le aziende che trasformano o lavorano la plastica in Italia sono circa 3 mila, con un fatturato di 12 miliardi di euro, per il 42% destinato alle export – fa presente l’assessore – L’industria italiana degli imballaggi è la seconda in Europa, ed è fortemente impegnata in un percorso di sviluppo e parziale riconversione che richiede innovazione, ricerca e investimenti, in un orizzonte temporale di almeno 5 anni.
“Nel segmento degli imballaggi – aggiunge l’assessore – la produzione di biomateriali nei prossimi anni sarà in grado sostituire meno del 10% di quelli realizzati con plastiche tradizionali. La plastica ha, infatti, caratteristiche di resistenza, resilienza e peso, in alcuni casi insostituibili. Da un lato, quindi, non saremo in grado di eliminare il packaging tradizionale, basti pensare agli effetti deteriori a cui si andrebbe incontro nella conservazione degli alimenti e nel conseguente spreco di cibo; e dall’altro ci si accanisce nel mettere all’indice la plastica, che consuma minime percentuali di fonti fossili ed è altamente riciclabile. Ricordo un dato diffuso dalla Commissione Europea: il 90% della plastica portata negli oceani dai fiumi è attribuibile a soli dieci grandi fiumi, tutti extraeuropei, Fiume Azzurro, Indo, Fiume Giallo, Hai, Nilo, Gange, Pearl, Amur, Niger, Mekong”.
“Penalizzare con una scelta ideologica e poco informata il settore del packaging, che vale circa 30 mila posti di lavoro, – conclude Donazzan .- significa colpire un settore che inquina meno di altri e che sta investendo molto in innovazione, responsabilità ambientale e possibilità di riciclo”.