Foggia, attentato dinamitardo: il terzo in 5 giorni
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Dall’inizio dell’anno sono almeno tre gli attentati compiuti a Foggia: nella notte di Capodanno sono stati dati alle fiamme due bar. Ieri, invece, un un uomo di 53 anni,
Roberto D’Angelo, è stato ucciso in un agguato alla periferia di Foggia mentre era a bordo della sua automobile da killer che si sono affiancati su una motocicletta. D’Angelo nel 2016 fu vittima di un pestaggio da parte di quattro malviventi che cercavano di estorcere 80mila euro a suo nipote, titolare di un autoparco.
La Procura tende a escludere che ci siano contesti mafiosi legati all’omicidio ma si indaga comunque a 360 gradi.
Un attentato dinamitardo è stato compiuto nella zona del cimitero dove una bomba è stata fatta esplodere sotto la Discovery Range Rover di un residente della zona. La deflagrazione ha provocato ingenti danni ad altre sei auto parcheggiate e ai negozi vicini.
E’ il terzo attentato compiuto in città negli ultimi cinque giorni.
Gli attentati contro auto e negozi stanno mettendo ansia nella popolazione. “Eravamo in casa abbiamo sentito questo boato fortissimo che ha fatto tremare tre palazzine” ha dichiarato un residente del complesso di palazzine in via D’Aragona a Foggia dove è esplosa la bomba: “Pensavamo ad una fuga di gas o qualcosa di simile.
Gli attentati contro auto e negozi stanno mettendo ansia nella popolazione. “Eravamo in casa abbiamo sentito questo boato fortissimo che ha fatto tremare tre palazzine” ha dichiarato un residente del complesso di palazzine in via D’Aragona a Foggia dove è esplosa la bomba: “Pensavamo ad una fuga di gas o qualcosa di simile.
E invece siamo usciti sul balcone e abbiamo visto del fumo. Ci siamo accorti di quanto era accaduto. A causa della bomba si è spaccato il parabrezza della mia macchina”. Il residente ha poi raccontato che immediatamente prima della esplosione stava uscendo di casa con la sua bambina di sette mesi, ma che fortunatamente ha rinunciato perché la piccola ha avvertito un malore. “Altrimenti – racconta – l’esplosione ci avrebbe colpiti in pieno”.
Il proprietario del Suv semidistrutto dall’attentato è un dirigente di una Rsa (residenza sanitaria assistenziale), che denunciò per estorsione due presunti mafiosi foggiani nell’ambito dell’inchiesta denominata “decima azione”.
Nel novembre del 2018 l’inchiesta portò all’arresto di 30 persone tra presunti affiliati e vertici della criminalità organizzata foggiana, per le quali è in corso il processo. L’uomo denunciò di essere stato vittima di una estorsione da parte dei due uomini che volevano imporgli l’assunzione nella Rsa di una persona da loro indicata.
Nel novembre del 2018 l’inchiesta portò all’arresto di 30 persone tra presunti affiliati e vertici della criminalità organizzata foggiana, per le quali è in corso il processo. L’uomo denunciò di essere stato vittima di una estorsione da parte dei due uomini che volevano imporgli l’assunzione nella Rsa di una persona da loro indicata.