Sanità, l’allarme del Nursind: “Cure domiciliari a rischio. E serve legge contro le aggressioni”
L’assistenza domiciliare garantita dal personale infermieristico nelle due Aulss vicentine soffre di una riorganizzazione che ne sta mettendo a rischio l’efficacia: chi ne paga le conseguenze più gravi potrebbero essere i malati terminali, che necessitano di cure palliative e che vengono assistiti in casa in situazioni familiari delicatissime.
L’allarme è del Nursind, il sindacato degli infermieri, che nel corso di un incontro ha fatto il punto sulla situazione del personale e della sanità vicentina nel corso del 2019. L’organizzazione, al primo posto per iscritti nella provincia con i suoi 2.000 aderenti su un totale di 6.000 infermieri, punta il dito contro gli investimenti che sarebbero indirizzati quasi interamente verso gli ospedali, lasciando fuori le strutture e i servizi territoriali, vere e proprie “cenerentole” della sanità pubblica. A fronte dei 20 infermieri previsti ogni 100mila abitanti, più 3,3 per le sole cure palliative, la Aulss Pedemontana su un bacino di 360mila abitanti mette a disposizione solo 53 infermieri per le cure domiciliari. Dotazione organica già insufficiente quindi, con in più il problema del recente allargamento della base oraria settimanale, deciso da una delibera della Regione, con il personale che viene spalmato su più ore.
Altro problema l’applicazione del nuovo contratto firmato nel maggio 2018. “Le due Aulss vicentine – spiega il segretario provinciale del Nursind Andrea Gregori – anche per motivi di continuità amministrativa, si sono caratterizzate per differenze nella tempistica di realizzazione dei regolamenti e nell’attribuzione degli incarichi”. Per quanto riguarda la Aulss 8 Berica il sindacato evidenzia criticità dovute agli accorpamenti di unità operative in ambito chirurgico, che hanno portato ad una riduzione dei posti letto. “Riorganizzazioni che a nostro avviso dovevano essere precedute dall’apertura della week surgery – aggiunge Gregori – che sarà aperta invece solo in un secondo momento, creando non pochi problemi organizzativi al personale e all’utenza”.
Per quanto riguarda i prossimi mesi la nuova legge di bilancio ha rifinanziato il Fondo Sanitario nazionale con 2 miliardi in più per il 2020 e 1,5 per il 2021. Una boccata d’ossigeno che fa ben sperare per l’anno appena iniziato. “Aumenti così non se ne vedevano da anni – spiega il segretario nazionale Andrea Bottega – Vengono rivisti in aumento i tetti di spesa per il personale e rimossi alcuni vincoli concorsuali che limitavano lo scorrimento delle graduatorie”. Attesa anche una legge contro le aggressioni al personale sanitario, un’emergenza a cui si sta assistendo anche in questi giorni in tutta Italia. “Queste aggressioni sono figlie del brunettismo, ossia di una certa idea del dipendente pubblico che è stata veicolata negli ultimi anni – sottolinea Bottega – Speriamo che si acceleri l’approvazione di questa legge, che attualmente ha fatto solo il primo passaggio in Senato. Abbiamo richiesto due cose in particolare: che ci sia la denuncia d’ufficio in casi di aggressione e che le aziende sanitarie si dotino di un’assicurazione ad hoc per il personale che subisce danni rilevanti”.
Andrea Fasulo