Frode al fisco, niente “oblio”: due aziende conciarie nel mirino delle Fiamme Gialle
Un imponente sequestro di documenti contabili, files informatici e perfino smartphone è stato operato dai militari della Guardia di Finanza nei confronti di amministratori di due aziende “interconnesse” nel settore conciario tra Gambellara ed Arzignano. Le Fiamme Gialle stanno cercando, carte alla mano, di ricostruire il “valzer” di cambio di sede e nomi finalizzato al raggiro dell’erario statale: una ditta pesantemente indebitata con il fisco risultava trasferita a Roma, mentre in realtà sotto altra denominazione continuava ad operare sul medesimo territorio disperdendo le “tracce” della prima. Coinvolte nell’indagine quattro persone – di cui una deceduta di recente -, l’accusa consiste in “sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte”. Il danno stimato è di circa 350 mila euro.
Un ingranaggio in apparenza ben oliato ma che si è inceppato una volta che i finanzieri della compagnia di Arzignano hanno intuito il legame tra due ditte – non nominate nella nota diffusa alla stampa -, dando il via alla raccolta di dati incrociati che hanno costituito il fascicolo d’indagine avallato dalla Procura. Lo spostamento fittizio dell’attività produttiva (taglio, tintura e commercio di pelli animali) non rappresenta una novità nel ventaglio delle condotte illecite finalizzate ad eludere il fisco, conosciuta in gergo come “dimenticatoio“. Nel 2015, al trasferimento già di per sè sospetto della sede legale dell’azienda da Gambellara a Roma nei pressi della stazione Termini, seguì l’accensione di una nuova – e analoga – attività sorta nell’Ovest Vicentino. Il tutto appena quattro giorni dopo, con un ex amministratore “in comune” oltre che una delle sedi operative coincidente, quindi in evidente continuità di produzione secondo il prospetto accusatorio.
Circostanze e coincidenze che agli operatori delle Fiamme Gialle non sono sfuggite, dando il via a indagini mirate, in fase di conclusione dopo il blitz dei giorni scorsi con le perquisizioni domiciliari e negli uffici delle società a responsabilità limitata, tra Arzignano, Sossano, Gambellara e Roma, oltre ai domicili dei quattro indagati. A dare debite spiegazione dell’intricato meccanismo saranno soci e amministratori che in vario modo hanno assunto incarichi e ruoli nella vicenda. Si tratta di G.S., 65enne veronese che risiede a Monteforte d’Alpone, una donna di 64 anni (M.R. le iniziali, di Cologna Veneta) e L.G. (69), che gestiva gli “affari romani” dove aveva anche il domicilio. Il quarto soggetto coinvolto nelle operazioni (F.M.), che fu nominato come legale rappresentante della seconda azienda costituita, come accennato è scomparso prematuramente.