Coronavirus, Ulss del Veneto preparate. Smentito il presunto caso di contagio in regione
Un appello a non cadere nel tranello del panico ingiustificato, un altro alla fiducia nelle strutture sanitarie e, infine, la predisposizione numeri utili e task force di medici a disposizione. Le Ulss del Veneto preparano “gli anticorpi” per il Coronavirus, e la Regione diffonde lo stato dei lavori e tutte le misure preventive predisposte in questi giorni per far fronte all’epidemia che ha colpito la Cina e in particolare la città di Wuhan. Lo stato di emergenza sanitaria è stato dichiarato ieri ma, secondo tutti gli esponenti della Giunta Regionale interpellati, non giustifica allarmismi insensati. A maggior ragione dopo la conferma che in Veneto, ad oggi, non risulta alcun caso accertato di contagio accertato, smentendo le notizie di un presunto affetto dal virus nel Veronese.
Gli unici due malati finora sicuri in Italia corrispondono alla coppia di cittadini asiatici – si tratta di turisti di 66 e 65 anni provenienti dalla Cina – attualmente ricoverata in isolamento e sotto costante monitoraggio all’ospedale Spallanzani di Roma, centro specializzato per la cura delle malattie infettive. Si attendono invece gli esiti dei test su altre 13 persone, anch’esse degenti nella stessa struttura. Nelle tappe del viaggio di marito e moglie anche la città di Verona, oltre a Parma e Firenze prima dell’approdo nella capitale. Non si registrano comunque casi acclarati nelle sette province venete, almeno fino ai rapporti depositati in data sabato 1 febbraio come dichiarato dal governatore Luca Zaia e dall’azienda sanitaria regionale, con portavoce l’assessore Manuela Lanzarin. Stamattina l’incontro con la stampa tenuto a Palazzo Balbi a Venezia.
Ogni cittadino ha varie possibilità di contattare il sistema sanitario: è attivo il numero telefonico 1500 del Ministero della Salute che, per il Veneto, è collegato al reparto di malattie infettive dell’Azienda Ospedaliera di Padova, dove viene effettuato un primo triage telefonico. Salito a 259, intanto, il computo delle vittime, finora solo in Cina. Ma si registrano anche le prime guarigioni, con conseguenti dimissioni: 243 secondo i dati aggiornati stamattina.