Discarica Corsea, piano della Provincia per uscire dall’emergenza dovuta all’abbandono
La Provincia di Vicenza prende in mano l’emergenza relativa alla gestione post-mortem della discarica per rifiuti speciali assimilabili agli urbani Corsea in via Quartieri a Sarcedo, in pericoloso stato di abbandono dall’agosto scorso.
Con una determina del 20 gennaio scorso ha approvato infatti un piano di interventi “contingibili ed urgenti” che dovrebbero garantire la sicurezza e la custodia della discarica, facendo tornare a regime il sito in particolare attraverso la raccolta e convogliamento del percolato nel pozzo principale della discarica e la riattivazione del depuratore del percolato stesso.
Operazioni che costeranno alla Provincia ben 331 mila euro, una somma che però non comporterà aggravi per il già “disossato” bilancio provinciale, perché l’ente di area vasta coprirà le spese andando ad incassare la polizza assicurativa sottoscritta dal consorzio per 754 mila euro: le gravi mancanze del consorzio stesso rispetto agli impegni che la legge impone ai gestori di una discarica dopo la sua chiusura consentono infatti alla Provincia, destinataria della fidejussione, di passare all’incasso.
Nel dettaglio la somma servirà per incaricare un responsabile tecnico della discarica (individuato nell’ingegner Claudio Mengoli, già responsabile tecnico della gestione del sito per conto del Consorzio Corsea) e per affidare ad una serie di aziende i lavori necessari: del servizio di trasporto e smaltimento del percolato (saranno circa dieci le autobotti alla settimana per tre mesi) alle opere di riattivazione, potenziamento e gestione necessarie al ripristino dell’impianto di trattamento del percolato; dal riavviamento delle pompe, la sistemazione dei guasti e la sostituzione delle componenti difettose al ripristino della viabilità necessario per permettere gli interventi necessari, fino alla messa in sicurezza della scarpata a gradoni del lato sud della discarica. L’Amministrazione Provinciale si è mossa – data l’urgenza – con l’affidamento diretto e per gli incarichi ai professionisti ha privilegiato chi già conosce l’impianto perché se ne è occupato in passato.
Rimane il problema della gestione. Il suo intervento dovrebbe quindi porre la parola fine ai rischi ambientali legati all’abbandono in cui versava la discarica. “Sono soddisfatto – commenta il sindaco di Sarcedo Luca Cortese – del lavoro che abbiamo fatto fra Comune, Provincia e Regione. Che la discarica sia messa in sicurezza è un grande passo avanti, visti i rischi ambientali che si stavano correndo. Ora abbiamo davanti ancora due grandi questioni: la messa in sicurezza definitiva del lato sud, quello a rischio franamento, e risolvere la questione dell’individuazione di chi gestirà la discarica esausta nei prossimi anni”.
Una vicenda lunga e travagliata. Le vicissitudini della discarica Corsea per rifiuti speciali e assimilabili partono da lontano e lasciano molti interrogativi sulle responsabilità di un disastro annunciato e per il momento evitato.
La vicenda prende avvio infatti nel 1988, quando il Consorzio Corsea nasce in seno all’Associazione Industriali di Vicenza per garantire un nutrito gruppo di soci lo smaltimento di rifiuti industriali non pericolosi.
E’ questo consorzio, di cui facevano parte 150 aziende vicentine grandi e blasonate e aziende piccole (soprattutto dei settori plastico, delle costruzioni, della concia e del manifatturiero) a gestire la discarica, realizzata all’interno di una delle tante cave di ghiaia della zona pedemontana, sopra la falda dove pescano i pozzi privati di Dueville (paese senza acquedotto) e la zona delle risorgive di Novoledo, area di rifornimento per gli acquedotti di Padova e Vicenza, un territorio dove vivono 800 mila abitanti.
I problemi iniziarono già nella fase di riempimento, con incendi dei rifiuti e confronti fra l’allora amministrazione e Corsea per inadempienze operative di quest’ultima. Nel 1996 Corsea ottiene un ampliamento per ulteriori 500 mila metri cubi: complessivamente il sito fino al 2004 ha ricevuto circa 800 mila metri cubi di rifiuti a torto (viste le vicissitudini successive) definiti “non putrescibili”. In mezzo, anche una causa fra Comune di Sarcedo e gestori imperniata sugli importi del rimborso per ogni chilo di rifiuto smaltito, causa persa da Corsea nel 2014 e probabilmente fonte delle successive scelte di non aprire il portafogli da parte dei soci (alcuni dei quali nel frattempo erano usciti dal consorzio, mentre altri non hanno mai o quasi mai conferito rifiuti): il Tribunale di Vicenza condannò infatti i gestori della discarica a versare un milione di euro al Comune.
La fase post-operativa. Ma torniamo al 2005, quando inizia la fase post-operativa di gestione del sito, con la fine dello smaltimento, l’inizio dell’asportazione del percolato e l’avvio dell’impianto di biogas: per i soci del Consorzio, già alle prese con la grana del milione di euro da versare all’ente locale, significa spendere senza trarre alcun vantaggio. I primi problemi ambientali iniziano fra il 2011 e il 2013, quando il versante sud dà segni di cedimento: è del dicembre 2012 la prima diffida a Corsea da parte della Provincia di Vicenza perché il sito venga gestito a norma di legge. A marzo 2013 si verificano nuovi franamenti della scarpata e la Provincia obbliga il Consorzio a mettere in atto “con urgenza” tutti gli atti che possano evitare un aggravamento della situazione e la “possibile conseguente compromissione delle matrici ambientali”. L’analisi dei pozzi riscontra infatti la presenza di ammoniaca e manganese. Il consorzio presenta quindi nel 2014 un progetto di modifica, che viene approvato dalla Provincia ma che non ha seguito. “In questi mesi – disse allora il presidente Corsea, Franco Vicentini, mi sono trovato a gestire una situazione molto difficile. Per metterla in completa sicurezza era necessario attivare quanto prima una serie di lavori molto onerosi. Ho addirittura chiesto i soldi ai soci, ma la loro risposta è stata negativa”.
Il 22 dicembre 2014 il consorzio comunica alla Provincia di aver presentato istanza di autofallimento al Tribunale di Vicenza per mancanza di liquidità. La discarica viene di fatto abbandonata a se stessa, tanto che il 22 gennaio 2015 personale della Provincia, dell’Arpav e del Comune di Sarcedo nel sito constatano la presenza di ristagni d’acqua di colore scuro e il non funzionamento dell’impianto di biogas. I tecnici Arpav e il sindaco di Sarcedo si mettono le mani di capelli: la discarica è una bomba ambientale. Per questo il sindaco emette una ordinanza e la Provincia diffida un’altra volta Corsea a garantire la funzionalità dell’impianto (cosa che Corsea riprende a fare), ma il 30 marzo del 2015 il Tribunale dichiara fallito il consorzio e nomina un curatore fallimentare: Nerio De Bortoli. Intanto sulle posizioni dei sindaci di Sarcedo e Montecchio Precalcino si schierano una trentina di primi cittadini delle province di Padova e di Vicenza e partono interrogazioni parlamentari.
Il fallimento del consorzio. La palla passa quindi nelle mani del curatore fallimentare, che si attiva per asportare il percolato e nell’ottobre 2015 presenta un aggiornamento del progetto per la messa in sicurezza definitiva della discarica, aggiornamento che la Provincia approva con prescrizioni a marzo 2016: l’idea è di riempire una parte a sud – quella contigua al versante franoso – dell’impianto con una grossa quantità di materiali (oltre 400 mila metri cubi), ossia rifiuti ricondizionati (sabbie di fonderia), ma il Comune di Sarcedo chiede ed ottiene che nel progetto venga inserita l’effettuazione di test di cessione, per far sì che vi finiscano solo inerti. La gara, con queste prescrizioni, va deserta.
Il curatore annuncia l’abbandono della gestione delle discarica e rimette la stessa nella disponibilità del presidente del consorzio, Franco Vicentini. Siamo ad agosto dell’anno scorso e solleciti al curatore prima e al presidente del consorzio poi di non lasciare la discarica abbandonata cadono completamente nel vuoto: il rischio è che le precipitazioni autunnali e la mancata asportazione del percolato facciano scoppiare la bomba ad orologeria. E in effetti la situazione si è presentata critica in tutti i controlli che si sono susseguiti negli ultimi mesi. Controlli a cui ogni volta la Provincia ha fatto seguire diffide, fino alla decisione, sollecitata dalla Regione, di prendere in mano direttamente la gestione dei lavori di emergenza.