Bullismo, faccia a faccia fra parlamentari e studenti al Garbin sulla nuova legge (in approvazione)
Un faccia a faccia con parlamentari di diverso colore politico per conoscere da vicino la nuova legge – in via di approvazione – sul bullismo e il cyberbullismo. Lo hanno voluto insegnanti e la dirigente dell’Istituto professionale statale Garbin, che ieri a Thiene (prima) e a Schio (poi) hanno messo di fronte i ragazzi delle classi quinte con tre parlamentari: Giovanni Endrizzi del Movimento 5 Stelle, Rosanna Filippin del Partito Democratico e Erika Stefano della Lega Nord.
La proposta di legge – in via di approvazione – che mira a prevenire e reprimere due fenomeni emergenti nel mondo dei giovanissimi, è stata così un modo, spiega la direzione della scuola, “per far capire ai ragazzi come comportamenti devianti possono portare all’approvazione di una nuova legge da parte del nostro sistema politico”.
L’appuntamento (video) è stato organizzato in vista del 7 febbraio, prima Giornata nazionale contro il bullismo a scuola, ed è stato per i ragazzi (ma anche docenti e genitori) l’occasione non solo per un confronto sul tema del bullismo, ma anche per avvicinare un mondo, quello della politica, che gli studenti vivono come lontano e spesso stereotipato. “L’educazione civica e la cittadinanza attiva – spiega la dirigente Marina Maino, che ieri era però assente per malattia – è uno dei punti del nostro piano triennale dell’offerta formativa e il tema oggetto di iter parlamentare è molto vicino e attinente alla vita dei giovani, come purtroppo recenti fatti di cronaca e indagini autorevoli testimoniano”.
L’aula del Senato ha approvato due giorni fa praticamente all’unanimità il disegno di legge, riscritto rispetto alla versione licenziata dalla Camera, che dovrà tornare ora a Montecitorio in quarta lettura. Il provvedimento si concentra sui soggetti più deboli, hanno spiegato Cappelletti, Stefani e Filippin, ossia i ragazzi della fascia fra i 14 e i 18 anni, e prevede sostanzialmente misure di prevenzione e di educazione nelle scuole sia per le vittime, sia per i “bulli”. Tra le novità: la definizione del fenomeno e la possibilità, per il minore (anche senza che il genitore lo sappia) di chiedere direttamente al gestore del sito l’oscuramento o la rimozione della “cyber aggressione”. Nel caso in cui il gestore ignori l’allarme, la vittima, stavolta con il genitore informato, potrà rivolgersi al Garante per la Privacy che entro 48 ore dovrà intervenire. Il disegno di legge istituisce, tra l’altro, un Tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare i vari interventi e di mettere a punto un piano integrato contro il bullismo via web. E stabilisce la “procedura di ammonimento” come nella legge anti-stalking: il “bullo” over 14 sarà convocato dal Questore insieme a mamma o papà e gli affetti dell'”ammonimento” cesseranno solo una volta maggiorenne. Inoltre ogni scuola dovrà individuare tra i prof un addetto al contrasto e alla prevenzione del cyberbullismo che potrà avvalersi della collaborazione delle forze polizia (figura questa già presente all’istituto Garbin).
Per i ragazzi, la mattina è stata però anche l’occasione per farsi raccontare dai tre deputati cosa significa lavorare in Parlamento.
Erika Stefani, deputato, ha così spiegato agli studenti, citando la frase di un vecchio parlamentare democristiano, che quella del parlamentare è una “fatica senza lavoro”, che li porta ad avere impegni da mattina a sera ma con tempistiche e procedure di approvazione di leggi e emendamenti poco produttive, con lunghe presenze in aula e nelle commissioni parlamentari e la necessità di studiare argomenti molto diversi, attività a cui si aggiungono poi gli incontri sul territorio di provenienza e le riunioni di partito. “Siamo anche noi dipendenti dagli smarphone e dalle chat su whatsapp come voi” ha ricordato.
“Mi ha ferito che il parlamento si parli molto ma si ascolti poco – ha sottolineato invece Endrizzi, senatore – e quando noi 5Stelle siamo entrati in Parlamento ci scandalizzavamo di come l’aula a volte fosse vuota, ma ora anche noi siamo costretti ad assentarci per altre attività fuori all’aula. Mi amareggia che a volte si voti per partito preso e non sulla bontà o meno di un provvedimento”. la deputata Rosanna Filippin, dal canto sui, ha invece raccontato ai ragazzi come essere in Parlamento significhi essere nel luogo più importante, “dove si può migliorare con una legge la vita delle persone, come avvenuto con le unioni civili”.