Covid-19: oltre 10mila le vittime nel mondo. In Lombardia si pensa all’esercito e a misure più stringenti
Il numero di morti a livello mondiale provocati dal coronavirus ha superato quota 10.000. Lo riporta l’ultimo bollettino diffuso dalla Johns Hopkins University. L’università americana registra questa mattina 10.030 decessi, un totale di 244.523 casi di contagio confermati e 86.031 persone guarite. La soglia dei 9.000 decessi nel mondo era stata superata solo ieri.
E l’Italia supera la Cina e diventa il Paese al mondo con il più alto numero di morti per coronavirus: con i 427 di giovedì salgono ad un totale di 3.405, contro i 3.245 del gigante asiatico. Ad un mese esatto dalla scoperta del paziente uno, il 38enne di Codogno, il nostro Paese conta 33.190 contagi. Ed è strage anche di medici per l’epidemia da Covid-19, 14 al momento le vittime.
Dunque i contagi da coronavirus crescono ancora, così come i decessi. Per questo motivo in Lombardia, la più colpita, ma anche nelle altre Regioni, si pensa ad una ulteriore “stretta”. Non solo l’esercito presente per le strade come deterrente per chi non rispetta le regole, ma anche la chiusura di uffici e cantieri, ma anche una forte limitazione di passeggiate e sport all’aperto. Per supermercati e alimentari si pensa a una riduzione degli orari la sera e la chiusura almeno la domenica. Tutte ipotesi ancora al vaglio della presidenza del Consiglio.
A Bergamo il sindaco Giorgio Gori ha lanciato via social un appello al rientro in servizio per medici e infermieri andati in pensione: “Se sei un medico o un infermiere, anche in pensione da un anno o due, a #Bergamo e in Lombardia c’è bisogno di te” ha scritto via Twitter.
“Segnalare, in forma anonima, chi arriva da altre città”. E’ invece l’appello che Antonio Capone, sindaco di Maiori, nel salernitano, rivolge ai propri concittadini perché “occorre una forte collaborazione” per riuscire a contenere la diffusione del contagio da coronavirus. “Chiedo a tutti voi – dice il primo cittadino – un ulteriore sforzo. I sacrifici che stiamo vivendo sono necessari per far fronte all’emergenza che stiamo affrontando, ma bisogna restare
a casa”.
La ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha firmato nella serata di ieri, con il ministro della Salute Roberto Speranza, il decreto con cui si sospendono i servizi di crociera per le navi passeggeri italiane e si blocca l’arrivo nei porti italiani delle navi da crociera battenti bandiera straniera fino al 3 aprile. Lo comunica il Mit, precisando che, per le navi battenti bandiera italiana, le società di gestione, gli armatori e i comandanti, una volta adottate tutte le misure di prevenzione sanitaria disposte, sono tenuti a sbarcare tutti i passeggeri presenti a bordo nel porto.
Intanto la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina ha fatto sapere che “L’anno scolastico sarà salvo in qualsiasi caso, gli studenti non devono pagare questa situazione di emergenza. “Sugli scenari, li stiamo pensando tutti – ha detto – ma saranno le autorità sanitarie a dirci quando i nostri studenti potranno ritornare a scuola in sicurezza”.
Sul decreto ‘Cura Italia’ è invece intervenuto il presidente della Camera Roberto Fico: “Credo che entro l’1 maggio il superdecreto sarà convertito”. Il presidente di Montecitorio ha fatto un appello alla politica “a essere uniti più che mai in una emergenza che coinvolge tutti” perché “noi siamo semplici servitori dello Stato”.
Il premier Giuseppe Conte ha chiesto all’Unione Europea di usare “tutta la potenza di fuoco” del fondo di salvataggio da 500 miliardi di euro per affrontare la crisi economica del continente. In un’intervista al Financial Times, il primo ministro mette in evidenza come la “politica monetaria da sola non possa risolvere tutti i problemi” di uno “shock globale senza precedenti”. Secondo Conte è quindi il momento di usare il Meccanismo Europeo di Stabilità per offrire linee di credito di emergenza ai Paesi. L’Italia, sul fronte economico, deve aspettarsi dall’Ue “massima flessibilità sugli aiuti di Stato ha assicurato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.