I medici di base denunciano per epidemia colposa la Regione. Pd: “Zaia faccia chiarezza”
“La denuncia dei medici di base, con l’accusa di epidemia colposa nei confronti della Regione Veneto, è un’azione pesantissima che non può essere liquidata con un ‘no comment’. Dall’inizio del contagio chiediamo chiarezza in merito ai dispositivi per gli operatori sanitari affinché possano lavorare in sicurezza. Continuiamo a raccogliere segnalazioni di carenze o mancanze, anche nelle attività commerciali aperte. Perciò, oltre a sollecitare che vengano intensificate le verifiche Spisal, invitiamo la Regione a fare un’operazione verità in merito a tutti i dispositivi, quantità e distribuzione, e di essere costantemente aggiornati sulla situazione”.
La richiesta arriva dal Capogruppo del Partito Democratico Stefano Fracasso insieme alla vice Francesca Zottis e ai consiglieri Graziano Azzalin, Anna Maria Bigon, Bruno Pigozzo, Claudio Sinigaglia e Andrea Zanoni, che annunciano “un’interrogazione a risposta immediata partendo dall’esposto del sindacato Snami, che si è rivolto alla Procura di Venezia denunciando come i medici di medicina generale non siano stati dotati di mascherine omologate né di altri sistemi di protezione. Questi dispositivi sono indispensabili, deve essere assolutamente scongiurato il rischio che si verifichino focolai nei presidi sanitari e servizi territoriali, sarebbe un’ulteriore tragedia. Un questionario dell’Ordine dei medici ha confermato che la preoccupazione è reale: su oltre mille risposte ricevute, il 75% ritiene che i dispositivi di protezione siano insufficienti, il 44% sia per quantità che per qualità”.
“Ieri in Consiglio – aggiungono gli esponenti del Pd – abbiamo chiesto numeri certi sui tamponi effettivamente analizzati, perché sappiamo che mancano i reagenti: ci sono delle difficoltà tecniche, quindi, senza fare polemica, sarebbe meglio evitare annunci che generano illusioni e confusione. Oggi facciamo la stessa cosa per i dispositivi di protezione: i medici hanno il diritto di lavorare nella massima sicurezza e la Regione ha il dovere di garantirlo. Questa situazione, che riguarda tutti gli operatori sociosanitari, non può essere liquidata con un no comment, ma richiede una risposta esaustiva e concreta”.