Coronavirus, Brusaferro: curva decresce ma non abbassiamo la guardia
Le misure restrittive imposte dal governo nelle ultime settimane stanno funzionando. L’ennesima conferma arriva dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro che, nell’appuntamento settimanale con la stampa sull’andamento epidemiologico del coronavirus, invita a non abbassare la guardia anche se la curva del contagio “ci mostra chiaramente una situazione di decrescita”.
“Le azioni intraprese sono importanti ma non dobbiamo illuderci che la situazione si risolva. Le misure sono essenziali per mantenere la curva, quando sarà scesa,sotto la soglia di 1 per i contagi”, aggiunge Brusaferro. Dunque, “segnali positivi” che, però, non devono far cantar vittoria.
Per questo il capo dell’Iss lancia un appello ai cittadini, in vista delle vacanze pasquali: “Siamo in un momento festivo, ma purtroppo quest’anno non possiamo aggregarci. Uniamoci negli affetti ma mantenendo il distanziamento“.
“La mascherina è importantissima – specifica – , ma da sola non è sufficiente. Perché il lavaggio delle mani e il distanziamento sociale sono decisivi, possiamo controllare la diffusione se mettiamo insieme un pacchetto di misure”.
Tra le situazioni più preoccupanti, aggiunge Brusaferro, c’è quella all’interno delle Rsa: perchè se da un lato la Lombardia conferma il “trend positivo” dei dati epidemici, dall’altro emerge il numero dei decessi nelle residenze sanitarie assistenziali, che nella Regione sono giunti a 1.822.
Una nota positiva è il fatto che anche al Sud, dove i primi casi si sono registrati in una fase successiva rispetto all’epicentro italiano dell’epidemia, i numeri, “sia pure contenuti, sono in calo”. E il presidente dell’Iss conferma che i soggetti più a rischio rimangono le persone più anziane o con patologie pregresse: “L’età media dei decessi è 80 anni, il 60% aveva più di tre patologie – ha spiegato – Sono colpiti soprattutto gli uomini, le donne sono il 32%. I dati arrivano sull’analisi di 1.500 cartelle cliniche”.
E a chi gli chiede il perché di una così massiccia diffusione in Lombardia risponde: “La prima zona rossa era in un’area densamente abitata e interconnessa, con grande mobilità delle persone. Nella prima fase ha facilitato il contagio, è un dato oggettivo”. Informazioni che aiutano a spiegare l’emergenza che si è venuta a creare all’interno delle Residenze sanitarie assistenziali: “I numeri nelle Rsa sono molto cresciuti – sottolinea Brusaferro – In alcune zone la mortalità è cresciuta durante le settimane di picco dell’infezione, quando era presente comunque una mortalità legata ai picchi influenzali, tra gennaio e febbraio, e anche questa ha avuto una sua importanza in termini di mortalità”.
Tornando poi su un tema già discusso nelle scorse settimane, ossia la possibile correlazione tra inquinamento dell’aria e diffusione del virus, Brusaferro sostiene che siano necessari ulteriori approfondimenti: “Ci sono una serie di evidenze che abbiamo da prima, come la correlazione tra polveri sottili e malattie respiratorie. Il dato che si sta esplorando in questi giorni è un po’ più ampio. È un tema che va analizzato e approfondito”.